Seminario APERTURE: organizzare e correggere immagini RAW
Seminario a partecipazione libera, previa iscrizione
Descrizione e obiettivi
Importare immagini RAW e assegnare metadata ricercabili / gestione immagini su HD esterni / correzione cromatica delle immagini RAW / esportazione veloce di immagini.
Iscrizioni entro: 25 novembre 2011 – posti limitati
Per iscrizioni contattare: Fabio Preda T .348 9642260 / e-mail: fabio_preda@yahoo.it
Associazione per una Fondazione per la memoria viva di San Salvi Carmelo Pellicanò presenta uno SPECIAL EVENT SAN SALVI NEGLI ANNI ‘70 Fotografie di Renato Bartolozzi
Ancora ospite dei Chille l’Associazione Pellicanò che presenta uno special event con il vernissage dell’esposizione “San Salvi negli anni ‘70”, fotografie di Renato Bartolozzi. La preziosa documentazione fotografica è stata acquisita dall’Associazione come primo elemento per un archivio della memoria di San Salvi. Le foto sono di Renato Bartolozzi che assunto al manicomio come addetto ai servizi generali, vi lavorò con tante mansioni, da ciabattino a portiere. Fotografo dilettante, fu autorizzato dalla direzione a fotografarne ambienti ed uomini. Il suo prezioso archivio, con oltre 1.000 immagini, è stato acquistato dell’Associazione.
ORARI DI APERTURA MOSTRA SAN SALVI NEGLI ANNI ‘70 venerdì 28 ottobre (giorno del vernissage): dalle ore 17 alle 1 del mattino sabato 29 ottobre: 15-19 domenica 30 ottobre: 10-13 lunedì 31 ottobre: 9-13 / 21-23 martedì 1 novembre: chiuso mercoledì 2 novembre: 9-13 / 15-23 giovedì 3 novembre: 9-13 / 15-19 venerdì 4 novembre (giorno della chiusura): 9-13 / 15-23
Gestione digitale del colore in fotografia - Gestione del colore in Photoshop e in Lightroom
Descrizione e obiettivi
Chi fa una fotografia digitale e la osserva sul proprio monitor, sa che su un altro monitor la fotografia molto probabilmente apparirà diversa. E apparirà diversa anche in stampa, su stampanti diverse, su carte diverse. Il primo passo per elaborare una fotografia digitale è fare in modo che appaia uguale su tutti i monitor, su tutte le stampanti, su tutte le carte. Ebbene, c'è una tecnologia che ha esattamente questo obiettivo: si chiama gestione digitale del colore (digital color management) ed è implementata in tutte le applicazioni grafiche, sia su Mac che su Win. Il seminario è centrato sulla sperimentazione della gestione del colore in fotografia digitale e sull'uso dei cosiddetti "profili colore", che sono una delle colonne portanti di questa tecnologia (le altre sono i motori di colore e gli intenti di rendering). Impareremo ad utilizzare la gestione del colore in Photoshop e in Lightroom. Il seminario è di tipo introduttivo, ovvero è rivolto a chi è a digiuno nella gestione del colore in fotografia, non nella fotografia.
Programma del corso
Cos'è la gestione del colore Cosa sono i profili colore Come si crea il profilo colore di un monitor
Creazione del profilo colore di una fotocamera Creazione del profilo colore di un monitor Riproduzione su monitor e valutazione della riproduzione
Flusso di sviluppo di una immagine fotografica Raw Riproduzione dell'immagine su monitor Come si valuta una riproduzione
Riproduzione di una immagine su stampante Relazione tra riproduzione a monitor e in stampa Gamut colore di monitor e stampante
Prove in aula.
Mauro Boscarol
Mauro Boscarol è nato a Bolzano e si è laureato in Matematica e Informatica all'Università di Padova. È specialista in computer grafica e in particolare nel campo della gestione del colore applicata alla fotografia digitale, alla stampa e alla grafica. Ha tenuto decine di seminari e workshop in Italia e all'estero sull'uso di Photoshop, InDesign, Illustrator, Acrobat. Ha collaborato con Adobe, Apple, Epson, OKI, Minolta, X-Rite, Datacolor. I suoi clienti scuole di fotografia e di grafica, fotografi, architetti, stampatori, enti pubblici e privati. Fa parte della consulta del Gruppo del Colore, che riunisce gli specialisti del colore di tutta Italia. Mantiene un blog e un forum sui temi del colore digitale e sulla computer grafica in genere.
“La fotografia è la mia passione. La ricerca della verità la mia ossessione”
Alfred Stieglitz viene al mondo a Hoboken vicino a New York durante la guerra civile americana in una famiglia benestante ebrea di origine tedesca molto ben inserita nella società americana. Fu uno dei principali fautori della separazione della fotografia dal semplice ambito del reportage, inaugurando la stagione ancora oggi feconda della fotografia artistica. Si trasferisce nel 1871 con la famiglia a New York in una grande casa prospiciente Central Park, dove il giovane Alfred inizia i primi studi tecnici Nel 1882 il padre vende la propria impresa e ritorna in Germania con la famiglia. Alfred Studia ingegneria meccanica all'Università di Berlino e inizia a scattare le sue prime fotografie in giro per l'Europa non ancora ventenne. Egli considerò sempre questi anni giovanili come i suoi migliori e i più determinanti per la scoperta della fotografia. Nel 1884 vince il primo premio al concorso indetto dalla rivista londinese Amateur Photographer. Nel 1890 rientra a New York dove crea con altri soci la Photochrome Engraving Company, una stamperia di fotoincisione e stampa il giornale American Amateur Photographer(1893-1896. Nel 1897 fonda un altro giornale: Camera Notes organo del Camera club di New York, dove espone per la prima volta nel 1899. Nel 1902 forma il gruppo dei Foto Secessionisti e apre le prime sue gallerie, dove espongono fotografi fortemente influenzati dai pittorialisti europei e l'anno dopo fonda e dirige una nuova rivista: Camera Work (usciranno numeri fino al 1917). Nel 1905 apre insieme al fotografo Edward Steichen la galleria 291 di Fifth Avenue (New York) che chiuderà 12 anni più tardi. Dopo la chiusura della 291 e l'ultimo numero di Camera Work, Stieglitz apre altri due spazi: la Intimate Gallery nel 1925 e la An American Place nel 1929. In questi spazi ospiterà fino alla sua morte avvenuta nel 1946, qualsiasi forma d'arte: dalla scultura alla grafica. Stieglitz è una figura fondamentale per la fotografia mondiale e per l'arte americana perché grazie alle sue attività editoriali e alle numerose gallerie dirette è stato un punto di contatto tra gli artisti del nuovo continente e quelli europei e un ottimo divulgatore per il grande pubblico a cui ha raccontato, con grande efficacia, il movimento delle avanguardie artistiche. Continuerà sempre la ricerca fotografica, anche oltrepassando, a partire dal 1907, il pittorialismo stesso. Si considerino, ad esempio, the Steerage (il ponte di terza classe) del 1907 e l'evoluzione raggiunta con la serie Equivalents (scatti ritraenti delle nuvole, rappresentate come 'equivalenti' appunto degli stati d'animo) alcuni anni più tardi. Nel 1924 sposa la pittrice Georgia O'Keeffe. Nel 1937 scatta le sue ultime fotografie. Muore nel 1946 nella sua New York Photo-Secession
L'associazione “Photo-Secession” venne creata il 17 febbraio 1902. La nascita di tale gruppo deriva da un escamotage ideato da Stieglitz, al quale venne affidato dal National Arts Club il compito di organizzare una mostra antologica con tutti i migliori fotografi americani del momento. Avendo incontrato veti e contrasti da parte dei membri più conservatori del Club, onde rafforzare il proprio potere decisionale, mise in piedi un gruppo di cui si poteva entrare a far parte solo su invito. I fotografi invitati, sarebbero poi confluiti nella mostra, dopo esser diventati membri del gruppo. La mostra, dal titolo “American Pictorial Photography Arranged by the “Photo-Secession””, ebbe luogo lo stesso anno. I fotosecessionisti si fecero promotori di una concezione della fotografia come arte, ed in particolar modo attraverso la poetica del pittorialismo. Lo stesso Stieglitz ebbe a precisare: “The object of the Photo -Secession is: to advance photography as applied to pictorial expression”. Secondo i dettami estetici soggiacenti alle opere dei fotografi selezionati, la fotografia dovrebbe emulare la resa visiva della pittura. Con questo fine si inventarono nuovi accorgimenti meccanici, si sperimentarono nuovi filtri ed effetti stilistici. Camera Work
La rivista nasce come organo dell'associazione, con l'esplicito obiettivo di promuovere i fotografi pittorialisti. Ma dal 1910 Camera Work inizia ad abbandonare l'esclusività degli interessi per il pittorialismo ma mantiene l'approccio culturalista alla fotografia, che lo distingue storicamente come prima rivista che non parli solo della fotografia indagando questioni squisitamente tecniche. Gallery 291 Nel 1905, consigliato dal suo amico Edward Steichen, Stieglitz affitta uno studio sulla Fifth Avenue 291 al fine di esporre le opere dei fotosecessionisti. La galleria prende il nome di "Little Galleries of the Photo-Secession", ma con il tempo la galleria espandarà i suoi interessi fino a diventare un polo di riferimento per l'arte moderna negli Stati Uniti e verrà conosciuta come, semplicemente, "Gallery 291". Fu,infatti, in questa galleria che per la prima volta sbarcarono oltreoceano le opere di Cézanne, Matisse, Picasso e Rodin.
Corso di Fotografia Digitale -dallo scatto all’elaborazione creativa
Descrizione e obiettivi
Negli ultimi anni la fotografia digitale ha avuto enormi sviluppi sia dal punto di vista professionale anche dal punto di vista dilettantistico e amatoriale. Lo dimostrano il numero sempre crescente di fotocamere digitali in commercio e gli innumerevoli software dedicati la fotoritocco, che permettono un accesso più immediato alle immagini da parte di tutti i nuovi appassionati di fotografia. Questo corso vuole dare una base per quanto riguarda l'ottimizzazione delle immagini digitali, partendo dalla fase di scatto fino alla fase di post-produzione, con gli strumenti di fotoritocco.
Programma del corso
differenze fra fotografia digitale contro analogica
impostazione del flusso di lavoro in digitale
processo di acquisizione dell'immagine digitale
controllo dell'esposizione: il valore di esposizione (EV), esposizione corretta, sovra e sottoesposizione
uso dell'istogramma: come evitare di bruciare o perdere dettagli
gamma dinamica
bilanciamento del bianco
rumore digitale
uso di filtri per migliorare l'esposizione: polarizzatore, ND, ND graduati
argomenti correlati: formati dei file (Raw, jpeg), schede di memoria, archiviazione,...
introduzione all'uso di Adobe Lightroom
recupero e/o miglioramento delle immagini con Adobe Lightroom
tecniche di base per il miglioramento dell'immagine in post produzione con Lightroom e Photoshop
panoramica su alcune funzioni: luci/ombre, luminosità, contrasto, tonalità/saturazione... ecc
uso di livelli e curve
utilizzo delle maschere di livello per miglioramenti locali nell'immagine
esempi effettuati su immagini campione e immagini dei partecipanti
Organizzare le cartelle - importazione immagini - impostare le preferenze – un cenno sul formato DNG – esportare le immagini – visualizzare le immagini – selezione delle immagini – creare una collection – utilizzare le smart collection – utilizzo della funzione stacking – Keywords e Keywords set – i metadata – ricercare le immagini – rinominare le immagini – eseguire il backup del proprio catalogo – fotoritocco rapido: quando è utile.
Ore 13:00 – 14:30 – Pausa pranzo
Seconda parte ore 14:30/18:00 – Modulo Develop
Il bilanciamento del bianco – tagliare le immagini – regolazione dell’esposizione – lavorare sulle ombre – luminosità e contrasto – lo strumento Clarity – regolazione del colore – la curva tonale – regolazione di specifici colori – il pannello History – creare il bianco e nero – suddivisioni tonali – creare versioni sperimentali delle immagini – regolazione della nitidezza – riduzione del rumore digitale – riduzione delle aberrazioni cromatiche – controllo della vignettatura – utilizzo dei presets – rimozione di piccole macchie dalle immagini – rimuovere l’effetto occhi rossi – migliorare i cieli con i filtri graduati – utilizzo dello strumento pennello – integrazione con Photoshop.
Il corso avrà luogo con l’iscrizione di almeno 12 partecipanti.
L’Archivio Fotografico Italiano, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del comune di Castellanza (Va), organizza la rassegna Giovani Talenti – Fotografia Italiana Contemporanea, presso la villa Pomini di Castellanza, dal 23 ottobre al 6 novembre 2011.
L’iniziativa nasce con la finalità di valorizzare e promuovere giovani talenti, alcuni dei quali provenienti da scuole di fotografia, altri dalle letture dei portfolio, affidando a una serie di curatori la scelta degli autori da proporre e sostenere.
Di seguito gli eventi, con le mostre, gli autori, i curatori:
Una finestra vista casa di Leda Mattavelli Progetto proposto da Erminio Annunzi Docente Istituto Italiano di Fotografia
[.....] Questo mio progetto nasce dall'esigenza di soddisfare la mia personale curiosità, dalla voglia di indagare la sfera familiare attraverso la fotografia. Dalle immagini, senza bisogno di parole, il rapporto fra le persone si descrive da sé attraverso la presenza fisica dei componenti e la loro relazione con lo spazio. La mia macchina fotografica diventa così "Una finestra vista casa", cioè un punto di vista da cui guardare la fam?lia ritratta nel suo ambiente: la casa. I soggetti degli scatti saranno uniti da un legame familiare di qualsiasi tipo e saranno persone della mia famiglia oppure che conosco più o meno approfonditamente o addirittura per niente. Mi domando se, confrontando le immagini, emergerà il diverso livello di confidenza fra me e i soggetti.
Bagnanti di Matteo Sauli Progetto proposto dall’ARCHIVIO FOTOGRAFICO ITALIANO
Percorrere la spiaggia nel tempo più caldo, nei mesi estivi, alla ricerca di un dialogo con quella trasformazione che chiamiamo estate. La ricerca dell'obiettivo è di dialogare con la spiaggia e il mare come se fossero un bene culturale che richiede una esperienza fisica, quasi tattile. Il rapporto con quello che avviene vicino al mare è l'alfabeto per conoscere questa spiaggia liquida che, da Ravenna a Rimini, accoglie una sola moltitudine. Anche nelle fotografie più affollate la pazienza e l'attenzione, come attitudine mentale e pratica fotografica, tendono alla luce invisibile che ogni sabbia, sole o sogno contiene. Attraverso la macchina fotografica il quotidiano diventa spettacolare, la fotografia fa sembrare ciò che ci sta attorno un luogo nuovo, e ciascuno ha un proprio Luogo Nuovo. Ogni fotografia lo impersona, lo descrive e ne diventa quel granello di civiltà che lo rende memoria, cultura e impronta. Percorrerla, per conoscerla. [.....]
NONLUOGHI di Susanna Pozzoli Progetto proposto da Gigliola Foschi Critico e storico della fotografia – Docente all’Istituto Italiano di Fotografia
In occasione della mostra Giovani Talenti - Fotografia Italiana Contemporanea Susanna Pozzoli presenta il progetto NONLUOGHI realizzato in Milano e dintorni. In mostra una selezione di immagini di cinque luoghi: una biblioteca, un ospedale, un aeroporto, un teatro e un hotel. Questi spazi sono visti e interpretati dalla fotografa come non-luoghi, nell’accezione di Marc Augé. L’opera vuole ricreare un itinerario immaginario di un passante/fruitore che si trovi solo in questi ambienti di passaggio. I non luoghi sono così colti in tutta la loro capacità di sprigionare solitudine, assenza. Il lavoro di pozzoli è quindi una riflessione/risonanza su architetture standardizzate, luoghi funzionali, di passaggio e di fruizione. Luoghi della non-appartenenza e spesso del consumo, vissuti nel silenzio più inaspettato, portano, tuttavia i segni del passaggio di centinaia di persone, diventando metafora di una vita transeunte, provvisoria. [.....]
In montagna: paesaggi nascosti di Claudio Camisasca Progetto proposto dall’ARCHIVIO FOTOGRAFICO ITALIANO
“Paesaggi nascosti” recita il titolo di questa mostra. Eppure, nonostante la cosa sia enunciata fin dal principio, le immagini che scorrono davanti ai nostri occhi non riescono a non stupirci, a non contraddire la nostra semplice e immediata idea di paesaggio. Non ci sono scorci che puoi immaginare di ritrovarti davanti all'improvviso, all'aria aperta: nessuna cima mozzafiato né alcuna verde vallata rigenerante, ma piccoli e grandi particolari che per farsi apprezzare chiedono sottovoce di “fermarsi a guardare”. Angoli di monti e di mondo che per svelarsi pretendono attenzione, passione, pazienza. Come una donna, come un amore. Immagini difficili sia da carpire che da leggere, eppure di grande impatto, racconti di una passione ancestrale e profonda, consolidatasi nel tempo e col tempo, la vivida testimonianza di un'intimità raggiunta giorno dopo giorno, uscita dopo uscita, escursione dopo escursione. [.....]
M.C. Mosso Calmo di Matteo Coltro Progetto proposto dall'ARCHIVIO FOTOGRAFICO ITALIANO
Mosso Calmo è la nuova ricerca sul tema dello spazio, la fissità messa in relazione all'atto di muoversi. Nascono così riflessioni su luoghi squisitamente mentali. A rafforzare l'impatto emotiva è la scelta di un cromatismo dominante che determina una atmosfera surreale. L'orrizonte diventa labile tra infinto cielo ed infinito mare. L'ossimoro calmo mosso diventa la soggettiva chiave di lettura a disposizione del fruitore a seconda del proprio stato d'animo. [.....]
Informazioni sulla mostra:
Luogo: Villa Pomini – Via Don Luigi Testori, 14 – Castellanza (Va) Inaugurazione – incontro con gli autori: domenica 23 ottobre ore 18 – light buffet Orari visita: venerdi e sabato 15-19 / domenica 10-12 / 15-19 – ingresso libero
Comunicazione:
A.F.I. : www.archiviofotografico.org Claudio Argentiero T. 347-5902640 / e-mail: claudio.argentiero@alice.it
'Ghanaians' è un progetto di Valentino Bellini che racconta il tentativo di integrazione della comunità ghanese in una città complessa come Palermo: la voglia di vita, di riscatto e il calore di una comunità migrante che interagisce quotidianamente con altri migranti e con la città stessa.
Inaugurazione: martedì 18 ottobre h. 18.30 Fino al 31 ottobre Sabato-Domenica 10 - 12 / 15 - 18
IVREA FOTOFESTIVAL Sala Montalto Incontra Via Mazzini, 56 Montalto Dora (TO)
«Ogni fotografia è l'ultimo testimone, se non l'ultima testimonianza di un momento che altrimenti sarebbe perduto per sempre» Sarah Moon
Marielle nasce nell'Europa sconvolta dalla seconda guerra mondiale. Suo padre è inglese, sua madre francese. L'occupazione nazista della Francia spinge la famiglia, di origine ebraica, a cercare riparo in Inghilterra dove Marielle cresce studiando disegno. Negli anni '60 è una ventenne che vive dove tutti i suoi coetanei vorrebbero: a Londra, capitale di tendenza, dove tutto può accadere; vi convivono i rockers, i citymen in bombetta, la regina, i capelloni figli dei fiori, le ragazze in minigonna… Ma soprattutto è lì che nasce la nuova musica, la nuova moda ed emerge un nuovo segmento sociale: i giovani. Marielle diventa uno dei nuovi volti dell'alta moda degli anni '60, i favolosi Sixties: nella swinging London alla donna sofisticata si contrappone la ragazza della porta accanto e Marielle assume i panni di questa nuova idea di femminilità. Sul finire del decennio, preso il nome d'arte Sarah Moon, decide di passare dall'altra parte dell'obiettivo: inizia la sua vita di fotografa, pur rimanendo strettamente legata all'ambito della moda. Anche se affascinata dalla fotografia di Guy Bourdin, specialmente per le situazioni narrative che il francese riesce ad allestire, sceglie come riferimento una fotografia d'altri tempi: i nudi fotografati da Eugene Durieu per Delacroix, i ritratti evanescenti di Julia Margareth Cameron, il pittorialismo del XIX secolo, l'immagine della donna codificata dal barone Adolf De Meyer, considerato il primo fotografo di moda, fino alla fotografia espressionista tedesca degli anni Trenta. Sarah Moon sceglie di dare della donna una visione irraggiungibile, fantasmatica, supernaturale e postmoderna per le reminiscenze di cui è portatrice, spesso non perfettamente definita nei contorni: come una instabile presenza di memoria. I suoi temi ricorrenti sono il ricordo, la nostalgia dell'infanzia, la morte come distacco e distanza, la femminilità più profonda e la solitudine. Le sue fotografie sono vere e proprie visioni, anche se costruite in studio. Colloca le sue fantasie in uno spazio-tempo irreale, quasi volesse annullare la realtà di ciò che ha di fronte per ricrearla in una zona d'ombra senza confini. Tecnicamente ottiene tutto questo con il flou, le pose lunghe o le doppie esposizioni, le sovraesposizioni che dilatano la luce. La fotografia di Sarah Moon, così diversa dalla nuova fotografia di moda, orientata al mondo pop o optical, è presto inconfondibile. Già nel 1967 realizza le campagne pubblicitarie del marchio Cacharel diventando l'interprete di uno stile neoromantico e agreste. La sua visione fotografica infatti ben si presta alle declinazioni delle linee guida di Cacharel e il sodalizio si protrarrà per diversi anni. Nel 1979 le sarà assegnato il Premio Lion d'or per i film pubblicitari nell'ambito del Festival di Cannes proprio grazie a uno spot per Cacharel. A questo, nel corso degli anni, seguiranno altri numerosi premi e riconoscimenti. Contemporaneamente lavora per molti periodici tra cui «Marie Claire», «Harper's Bazaar», «Nova», «Vogue», «Elle» e le vengono assegnate campagne stampa pubblicitarie di noti marchi d'abbigliamento. Nel 1972 è l'autrice del Calendario Pirelli; è la prima volta che l'azienda sceglie una fotografa per il calendario feticcio ultra-maschilista. Sarah Moon affronta l'incarico senza tradire la sua visione “femminile” della donna, che presenta di mese in mese come un'apparizione fuori dal tempo, avvolta da veli e immagini soffuse che ricordano i pittorialisti di inizio secolo e i loro autochrome. La sua donna vive in un mondo a parte rispetto al mondo pop e urlato che si va sempre più affermando nel decennio '70, eppure il suo calendario Pirelli rimane uno dei più noti dell'intera collezione. Nel corso degli anni la sua fotografia diventa più sofisticata e di ricerca, le sue donne sono visioni di colore e luce, sempre più un attimo colto misteriosamente dallo scatto fotografico. È lei stessa a dichiarare più volte che vuole ritrarre l'inconscio, di non sapere esattamente cosa fotograferà, perché quello che cerca di fermare sulla pellicola è la pura emozione di un momento che è impossibile prevedere, calcolare, a volte ricordare: sono coincidenze irripetibili, anche se essendo fotografie di moda sono allo stesso tempo immagini minuziosamente create e cercate per ottenere delle emozioni visive. Ed ecco, in un attimo qualcosa succede: così è stato per il gabbiano entrato improvvisamente nel suo paesaggio, o il risveglio al mattino con il giardino coperto di neve; è lo stupore che ci coglie quando lo sguardo e il sentimento si incontrano. Sarah capisce che il limite della fotografia di moda non è il suo e progressivamente, dal 1980, se ne allontana per dedicarsi sempre più alla ricerca; su questo indubbiamente inciderà la morte del suo assistente di laboratorio Mike Yavel, avvenuta nel 1985, con cui aveva creato un binomio inscindibile. Proprio la riflessione su questo distacco e sull'assenza/presenza la porta a fotografare incamminandosi per Parigi, cercando piccoli segni nella città. Una città mai riconoscibile per un luogo, ma sempre per un'atmosfera: l'angolo di un bistrot, il viale di un giardino, fabbriche abbandonate, feste di strada ormai finite. Mai reali, mai definiti i suoi paesaggi sono sensazione ed emozione, i suoi personaggi irreali spesso prendono le sembianze di animali. Ugualmente è affascinata dal processo fotografico, dalla degradazione della fotografia stessa, dai segni che il tempo può lasciare sul negativo, sulla stampa rendendola ancora più un oggetto non definito dal tempo. La sua fotografia si avvicina sempre più alla pittura, sia nel bianco e nero sia nel colore. Inizia ad esporre le sue opere in diverse sedi e nel 1990 firma come regista il lungometraggio Mississipi One; una storia sospesa nel tempo, un frammento della vita di un adulto e una bambina dove sono più le domande che le risposte, provocando una strettissima relazione tra lo spettatore, il narratore e il racconto in sé. Come cineasta Sarah Moon unisce le sue esperienze artistiche creando vere e proprie poesie visive. Altre pellicole sono ispirate alle favole più note, come La piccola fiammiferaria o Il soldatino di piombo. Sono corti in cui unisce video, foto, suono, testi, realizzati precedentemente o per il progetto e uniti dalla sua voce narrante. Firmerà anche video dedicati ai grandi nomi della fotografia. Nel 2003 la Maison Européenne de la Photographie le dedica un'antologica che in seguito sarà ospitata nelle principali città del mondo. Vive e lavora a Parigi. I suoi lavori sono stati raccolti in numerose pubblicazioni editate in più lingue e presentati in numerose esposizioni personali e collettive.
A Berlino si apre l'esposizione di una serie di scatti dell'artista cinese perseguitato e a lungo incarcerato su ordine del governo di Pechino per le sue idee e il suo lavoro. Sono immagini del decennio trascorso a New York prima del rientro in patria nel 1993 In una foto lui è in strada a New York, in un'altra ha ritratto travestiti in spettacolo, in un'altra istantanea ancora ha immortalato Bill Clinton che saluta dalla Cadillac arrivando nella Grande Mela all'ultimo appuntamento della campagna elettorale. Foto di quotidiano newyorkese, di vita dei giovani artisti che venuti là dalla Repubblica popolare cercavano libertà ancor prima che fortuna. Ma il testimone d'eccezione, autore delle instantanee non è un fotoreporter qualunque bensì Ai Weiwei, il più importante artista cinese contemporaneo, nel mirino del Guabuo, il Kgb di Pechino. La mostra è straordinaria, e da questo venerdì sera si apre a Berlino, nella suggestiva cornice del Martin-Gropius-Bau, il bellissimo palazzo-museo per esposizioni itineranti pensato così fin dai tempi del Kaiser, e che sorge a un passo da Potsdamer Platz.
Uno squarcio eccezionale di passato-presente, grazie al Martin-Gropius-Bau, una mostra straordinaria offerta al pubblico tedesco europeo e globale proprio mentre l'ascesa della Cina a superpotenza senza rivali nel futuro ricorda drammaticamente i problemi irrisolti del rispetto dei diritti umani e dei valori del pluralismo. Oltre 220 foto sono esposte, tutte scattate da Ai nel corso del suo decennale soggiorno da artista a New York. Ai tornò in Cina infatti nel 1993, incurante dei rischi di perdere la libertà dell'arte e la libertà tout court, quando suo padre, il famoso scrittore Ai Qing, era sul letto di morte.
Ai Weiwei oggi è perseguitato dal regime, calunniato con accuse assurde di frodi e guadagni illeciti. E' reduce da lunghe settimane di quotidiano brutale e di paura del peggio nelle prigioni speciali del Guabuo, sa insomma cos'è il Gulag cinese, l'ha vissuto sulla sua pelle. L'arte anticonformista non piaceva a Hitler né a Stalin, e non piace ai leader della Repubblica popolare: arte degenerata, si chiama da Goebbels in poi il nemico da combattere di tutti i totalitarismi. Le foto che il Martin-Gropius-Bau mostra, accompagnate da uno splendido catalogo, raccontano la vita di Ai Weiwei giovane artista sconosciuto nello East Village. Quel luogo della Grande Mela che divenne la sua seconda patria e la culla del suo talento artistico.
Negli anni Ottanta, New York fu come Londra il luogo della libertà d'espressione e di sperimentazione artistica e della libertà per i giovani artisti cinesi. Dopo la morte di Mao Zedong nel 1976 divenne più facile andare all'estero, ma ben altri restarono i limiti della libertà anche artistica a casa. Ai scattò istantanee su ogni tema di quei suoi dieci anni. Immagini di battaglie tra gang giovanili a Tompkins square, travestiti al Wigstock festival, ritratti di giovani amici artisti cinesi o americani, o di altri intellettuali. E' il diario in bianco e nero di quel suo decennio di libertà cui si decise a voltare le spalle per tornare al capezzale di papà morente.
Le foto, Ai Weiwei le aveva quasi dimenticate. Si deve a RongRong, un altro artista anticonformista cinese, se la vecchia scatola in cui i negativi erano custoditi è uscita dal dimenticatoio. RongRong seppe da Ai che da qualche parte tra gli ambienti dei loro amici nella Grande Mela la scatola coi negativi avrebbe potuto essere ritrovata. Adesso i negativi sono divenuti esposizione itinerante nel mondo glboale. O meglio nel mondo libero: i cittadini della pur ricca e moderna Cina, il pubblico più amato da Ai Weiwei, non possono ancora sperare di visitare la mostra in patria.
Una specifica sezione di Sguardi d’essai dedicata al mondo della fotografia attraverso una serie di mostre – articolate in proiezioni multimediali con l’accompagnamento di musica, letture e performances artistiche – dedicate alla visione che le donne hanno del mondo e a come alcune di esse riescano col mezzo fotografico, ad esplorare la realtà contemporanea nelle sue molteplici dimensioni, con l’intento di illustrare allo spettatore la visione e le ricerche fotografiche di alcune tra le migliori fotografe emergenti italiane ed internazionali. Una “variazione sul tema” di quell’idea di “prospettiva femminile” che la rassegna Sguardi S-velati affronta nella sua declinazione teatrale.
Istituto Italiano di Fotografia e Lomography regalano un sogno…
La possibilità di veder realizzato un desiderio: studiare fotografia da veri professionisti!
“Tutti gli esseri umani sono esseri sognanti. Sognare lega tutti gli uomini insieme.” Jack Kerouac – Libro dei sogni (1960)
What does a dream look like?
Per partecipare a questa competition non si dovrà fare altro che scattare una foto che si ispiri ad un sogno, qualunque esso sia; ad occhi aperti, reale, metaforico o addirittura che si tratti di un sogno altrui. Noi non siamo Sigmund Freud, quindi vi lasceremo liberi di interpretare i vostri sogni come meglio credete!
Ecco cosa fare per partecipare:
Scegliete una foto analogica che rappresenti il vostro sogno.
Descrivete l’ interpretazione del sogno e perché, secondo voi, questa foto lo rappresenta nella sezione commenti sotto la foto che avete scelto di pubblicare.
Caricate l’immagine sul sito del nostro concorso per partecipare.
In data 11 novembre 2011, scoprite se il vostro sogno è diventato realtà.
Film / Tipo telecamera: Qualsiasi foto analogica non manipolata digitalmente
Numero massimo di immagini: 3
Dimensione delle immagini: lato lungo almeno 768px
Meta data devono essere completi di: camera, film, location & 3 tags
Data di fine concorso:6 Novembre 2011, 23:59 Central European Time/GMT+1
Premio: Borsa di studio (del valore di 8000 euro) per frequentare il Corso Intensivo Professionale di Fotografia presso l’Istituto Italiano di Fotografia di Milano, Italia.
"Il fascino Borghese della fotografia". Questo è il titolo della mostra promossa dal Consiglio regionale del Piemonte, che è allestita nella sede di Piemonte Artistico Culturale di piazza Solferino 7.
Il nome della mostra fa riferimento a Il Borghese, storica rivista politico-culturale il cui archivio fotografico può annoverare circa 37mila scatti. Curato da Dario Reteuna con la collaborazione di Elisa Paola Lombardo, l’allestimento propone una ricchissima panoramica su politica, costume e società estrapolata dall’archivio fotografico del periodico. Un viaggio a ritroso nell’Italia che fu, dalla ricostruzione dell’immediato dopoguerra al periodo buio degli anni di piombo, che avrà ovviamente al centro dell'attenzione Torino.
Torino antica“L’affresco del ‘come eravamo’ - sottolinea il presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo - ci restituisce un ritratto sfaccettato, dominato dal racconto di vicende salienti e personaggi centrali per la vita politica e culturale del tempo, colti spesso in pose rubate, in smorfie di buffa spontaneità che preludono a una satira sottile. Ma non mancano i volti della gente comune: l’Italia della speranza e della voglia di riscatto e quella dei conflitti sociali e delle proteste estremiste che si tinsero di tragedia con la lotta armata. Un mosaico di avvenimenti e cambiamenti nazionali che attribuisce a Torino un ruolo di spicco, ergendola quasi a simbolo delle profonde trasformazioni in atto all’epoca nella Penisola”.
La mostra sarà aperta al pubblico fino al 12 novembre, dal lunedì al sabato, dalle ore 15,30 alle 19.30.
Sala Kursaal - Via Pietro d’Abano 18 - Abano Terme (Pd)
La creazione è, prima di tutto, un atto di distruzione.
(P.Picasso)
Cosa significa “essere creativi”? E, soprattutto, come si fa?
Come nascono le idee? Come arrivare dal pensiero al lavoro finito? Di cosa ho bisogno?
Questo corso offre le metodiche per trasformare l’idea in un’opera concreta.
Affronta la progettazione artistica cercando di rendere visibile il percorso che sta dietro ogni singolo lavoro. Il corso è rivolto a tutti gli autori di audiovisivi che desiderino migliorare la propria creatività.
PROGRAMMA:
Venerdì ore 21,00
Apertura lavori e visione di alcune multivisioni che saranno, durante il corso, motivo di riflessione creativa.
Sabato ore 9,00 - inizio corso
Cos’è la creatività e come si alimenta.
Come nascono le idee.
Il punto di partenza: immagini, musica o idea.
Costruzione visiva di un impianto narrativo.
Pausa caffè - ore 11.30
La regia: equilibrio, sintesi, tempi, metodi.
La sequenza di immagini: per colore, per forme, per significato, per ascolto.
Lo spazio per descrivere le immagini.
L'elemento novità per ristabilire l'attenzione.
Pausa pranzo – 13.00
Ripresa lavori – ore 14.30
Visone di un lavoro dove sono state applicate le nozioni sviluppate al mattino.
La musica: forza vitale per emozionare.
Ascolto, lettura, scelta, elaborazione e montaggio di una colonna sonora .
La musica come filo conduttore.
La sequenza musicale: soluzioni sonore per l'unione di brani differenti.
L'importanza del respiro musicale.
Lo strumento solista come lettura delle immagini.
Pausa caffè - ore 17.00
Visione di un lavoro dove sono state applicate le nozioni sviluppate al pomeriggio.
Il digitale: opportunità di crescita per la nostra creatività.
Termine lavori - ore 19.00
Domenica – ore 9.00
Palestra di creatività: lavoro di gruppo.
L’arte e lo story board di un quadro.
La musica e lo story board di un brano.
L’idea e lo story board di un lavoro.
Visione di lavori dove si evidenziano soluzioni creative di vario genere e i processi mentali e artistici dell’autore.
Termine lavori ore 13.00
Alcune informazioni logistiche: La sala Kursaal si trova nella zona pedonale di Abano affianco all’Azienda Promozione Turistica di Abano. Abano Terme è una città termale e dispone di svariate soluzioni alberghiere che potrete trovare sul sito http://www.abanosite.it/o sul sitohttp://www.turismopadova.it/
Costo di adesione Euro 150,00 – (120,00 soci Aidama). Per le adesioni inviare una mail a ilparallelo@libero.it o telefonare al numero335 7000944. Il corso avrà luogo con il raggiungimento di minimo 10 partecipanti.
"I RACCONTI FOTOGRAFICI DI VALENTINA VANNICOLA" Incontro con l'artista
Laboratori visivi presenta
I racconti fotografici di Valentina Vannicola Giovedì 27 ottobre, ore 18:30 Viale dello Scalo di San Lorenzo, 51 presso
Un'immagine può descrivere, raccontare, persino ingannare. Ma può anche dire molto del fotografo che l'ha realizzata. Le scelte delle tematiche affrontate, il punto di vista sulla scena, lo stile e il linguaggio utilizzato, offrono molte informazioni anche su colui che, da dietro l'obiettivo, costruisce il proprio racconto.
Valentina Vannicola è molto giovane. È nata a Roma e si è laureata in cinema. Disegna, si occupa di costumi e scenografie, ma soprattutto è una fotografa. Dal primo lavoro dal titolo "Escape" all'ultimo "L'Inferno di Dante", Valentina Vannicola segue ricerche personali volte a ricreare scenari immaginari, popolati da personaggi delle favole o della letteratura.
Ciò che accomuna tutti i suoi lavori sono i luoghi e coloro che li abitano. È il comune di Tolfa, la terra dove è cresciuta, ad ospitare i suoi scenari fantastici, vestiti di atmosfere immaginarie che raccontano di storie che tutti conosciamo, ma che non abbiamo mai visto attraverso uno sguardo così intimo e particolare. E i suoi protagonisti sono gli abitanti di Tolfa, che Valentina conosce e coinvolge nelle sue mise en scène.
L'artista racconterà il proprio percorso professionale tra fotografia, disegno, letteratura e fantasia andando ad analizzare le difficoltà e le caratteristiche di una staged photography visionaria e ironica.
L'ingresso è gratuito
Valentina Vannicola
Nata nel 1982 Valentina Vannicola si laurea in filmologia presso l'Università "La Sapienza" di Roma; successivamente si diploma alla Scuola Romana di Fotografia. La sua prima mostra, dal titolo sul(l)reale è curata da Nathalie Santini (7min photography) presso s.t. foto libreria galleria di Roma (dicembre febbraio 2009-2010). Nell'ottobre 2010 vince il secondo premio per il miglior portfolio fotografico al Fotoleggendo. Nell'Aprile 2011 tiene una personale curata da Anna Cestelli Guidi esposta in occasione di Libri come. Festa del libro e della lettura, presso l'Auditorium Parco della Musica di Roma. Nel Settembre 2011, tiene una personale curata da Benedetta Cestelli Guidi, all'interno di Fotografia, festival internazionale di Roma, MACRO Testaccio. Nel Settembre 2011, pubblica il volume "L'inferno di Dante" edito da Postcart e curato da Benedetta Cestelli Guidi. Nell'Ottobre 2011, espone presso la galleria Wunderkammern. Valentina Vannicola è membro dell'agenzia OnOff Picture e attualmente collabora con la galleria Wunderkammern.
Un progetto a cura di Laboratori Visivi
Laboratori Visivi è una realtà associativa che da cinque anni si dedica alla promozione e alla divulgazione del linguaggio e della cultura fotografica. Sviluppa parallelamente un'attività di formazione alla fotografia dalle basi alla specializzazione professionale e una programmazione di incontri, workshop, progetti ed eventi fotografici che vedono come protagonisti importanti personalità del mondo della fotografia e del fotogiornalismo. www.laboratorivisivi.it info@laboratorivisivi.it
In collaborazione con CinemAvvenire
L'Associazione CinemAvvenire, fondata nel 1992 alla Mostra del Cinema di Venezia da Gillo Pontecorvo, Massimo Calanca e Giuliana Montesanto, ha aperto il Centro Culturale Polivalente nel quartiere di San Lorenzo. L'obiettivo è di realizzare le attività di promozione della conoscenza e dell'amore per il cinema e le altre arti, caratteristiche dell'associazione, in una sede "sulla strada", in un quartiere popolare, giovanile ed universitario, per un pubblico sensibile ed attento alle nuove domande culturali e alle iniziative che integrano i linguaggi artistici con "l'arte di vivere". Per sviluppare un dialogo tra artisti, pubblico ed animatori culturali in un centro di idee, di incontri, di amicizia, di scambi di punti di vista e di valori, di divertimento, di spettacolo, di creatività, di riflessione e sperimentazione sull'arte, la bellezza, il senso del vivere, e sul rapporto tra l'arte e la vita. www.cinemavvenire.it
Francesca Woodman (Denver, 3 aprile 1958 – New York, 19 gennaio 1981) è stata una fotografa statunitense.
Fu, nonostante una vita piuttosto breve, un'artista fotografica influente e importante per gli ultimi decenni del XX secolo.
Appariva in molte delle proprie fotografie e il suo lavoro si concentrava soprattutto sul suo corpo e su ciò che lo circondava, riuscendo spesso a fonderli insieme con abilità. La Woodman usava in gran parte esposizioni lunghe o la doppia esposizione, in modo da poter partecipare attivamente all'impressionamento della pellicola. Nelle sue foto compaiono anche l'amica fotografa Sloan Rankin Keck e il compagno Benjamin Moore.
Francesca Woodman crebbe in una famiglia di artisti, il padre George era un pittore mentre la madre Betty era una ceramista. Trascorse diversi anni e molte vacanze estive della sua infanzia a Firenze, dove frequentò il secondo anno di scuola elementare e prese lezioni di pianoforte. Scoprì la fotografia molto giovane, sviluppando le sue prime foto a soli 13 anni. Tra il 1975 e il 1979 ha frequentato la Rhode Island School of Design (RISD), dove si appassiona alle opere di Man Ray, Duane Michals e Arthur Fellig Weegee. In questo periodo torna in Italia, a Roma, per frequentare i corsi europei della RISD con l'amica e collega Sloan Rankin. Qui si appassiona alle opere di Max Klinger e conosce, tra gli altri, anche Sabina Mirri, Edith Schloss, Giuseppe Gallo, Enrico Luzzi e Suzanne Santoro. Frequenta anche l'ambiente artistico della Transavanguardia Italiana. Nel gennaio del 1981 ha pubblicato la sua prima (e unica, da viva) collezione di fotografie, dal titolo Some Disordered Interior Geometries (Alcune disordinate geometrie interiori). Nel corso dello stesso mese si suicidò gettandosi da un palazzo di New York all'età di 22 anni. Le sue fotografie vengono esposte frequentemente in tutto il mondo anche oggi. « Ho dei parametri e la mia vita a questo punto è paragonabile ai sedimenti di una vecchia tazza da caffè e vorrei piuttosto morire giovane, preservando ciò che è stato fatto, anziché cancellare confusamente tutte queste cose delicate »
L'esplorazione dell'Antartide compie 100 anni. Una sfida alle proibitive condizioni climatiche e ai limiti della resistenza del corpo umano, ma anche una competizione avvincente e drammatica tra due uomini e due differenti spedizioni: quella norvegese capitanata da Roald Amundsen e quella britannica, guidata da Robert Falcon Scott.
In occasione del 100° anniversario dell’esplorazione dell’Antartide, Palazzo Ducale di Genova presenta, dal 16 ottobre 2011 al 18 marzo 2012, la mostra "Race. Alla conquista del Polo Sud", organizzata dall'American Museum of Natural History e promossa da National Geographic. È l'unica tappa italiana e l'anteprima europea dell'esposizione originale già allestita a New York.
In mostra fotografie, dipinti e rari manufatti, ma anche filmati, installazioni multimediali, riproduzioni di oggetti storici e materiale dell’epoca, ma non solo. Nel corso della mostra sono infatti allestite attività pratiche, laboratori didattici e giochi interattivi touch–screen per aiutare gli spettatori a immergersi in quella straordinaria esperienza e comprendere fino in fondo cosa significasse avventurarsi nel posto più freddo della Terra cento anni fa.
Chiude la mostra una sezione dedicata all'importanza del Polo Sud nei moderni studi scientifici e una rassegna fotografica sull'Antartide, presentata da National Geographic, partner della manifestazione, e firmata dai più grandi fotografi naturalistici mondiali.
Per raccontare inoltre l' "attualità" del continente di ghiaccio, 15 giorni, durante il periodo della mostra, un inviato di “National Geographic Italia” e di “Le Scienze”, racconterà in diretta streaming la vita e il lavoro degli scienziati nelle stazioni antartiche italiane “Mario Zucchelli” e “Concordia”.