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venerdì 28 ottobre 2011

Ai Weiwei "americano" in mostra a Berlino

Ai Weiwei "americano" in mostra le foto inedite

A Berlino si apre l'esposizione di una serie di scatti dell'artista cinese perseguitato e a lungo incarcerato su ordine del governo di Pechino per le sue idee e il suo lavoro. Sono immagini del decennio trascorso a New York prima del rientro in patria nel 1993
In una foto lui è in strada a New York, in un'altra ha ritratto travestiti in spettacolo, in un'altra istantanea ancora ha immortalato Bill Clinton che saluta dalla Cadillac arrivando nella Grande Mela all'ultimo appuntamento della campagna elettorale. Foto di quotidiano newyorkese, di vita dei giovani artisti che venuti là dalla Repubblica popolare cercavano libertà ancor prima che fortuna. Ma il testimone d'eccezione, autore delle instantanee non è un fotoreporter qualunque bensì Ai Weiwei, il più importante artista cinese contemporaneo, nel mirino del Guabuo, il Kgb di Pechino. La mostra è straordinaria, e da questo venerdì sera si apre a Berlino, nella suggestiva cornice del Martin-Gropius-Bau, il bellissimo palazzo-museo per esposizioni itineranti pensato così fin dai tempi del Kaiser, e che sorge a un passo da Potsdamer Platz.

Uno squarcio eccezionale di passato-presente, grazie al Martin-Gropius-Bau, una mostra straordinaria offerta al pubblico tedesco europeo e globale proprio mentre l'ascesa della Cina a superpotenza senza rivali nel futuro ricorda drammaticamente i problemi irrisolti del rispetto dei diritti umani e dei valori del pluralismo. Oltre 220 foto sono esposte, tutte scattate da Ai nel corso del suo decennale soggiorno
da artista a New York. Ai tornò in Cina infatti nel 1993, incurante dei rischi di perdere la libertà dell'arte e la libertà tout court, quando suo padre, il famoso scrittore Ai Qing, era sul letto di morte.

Ai Weiwei oggi è perseguitato dal regime, calunniato con accuse assurde di frodi e guadagni illeciti. E' reduce da lunghe settimane di quotidiano brutale e di paura del peggio nelle prigioni speciali del Guabuo, sa insomma cos'è il Gulag cinese, l'ha vissuto sulla sua pelle. L'arte anticonformista non piaceva a Hitler né a Stalin, e non piace ai leader della Repubblica popolare: arte degenerata, si chiama da Goebbels in poi il nemico da combattere di tutti i totalitarismi. Le foto che il Martin-Gropius-Bau mostra, accompagnate da uno splendido catalogo, raccontano la vita di Ai Weiwei giovane artista sconosciuto nello East Village. Quel luogo della Grande Mela che divenne la sua seconda patria e la culla del suo talento artistico.

Negli anni Ottanta, New York fu come Londra il luogo della libertà d'espressione e di sperimentazione artistica e della libertà per i giovani artisti cinesi. Dopo la morte di Mao Zedong nel 1976 divenne più facile andare all'estero, ma ben altri restarono i limiti della libertà anche artistica a casa. Ai scattò istantanee su ogni tema di quei suoi dieci anni. Immagini di battaglie tra gang giovanili a Tompkins square, travestiti al Wigstock festival, ritratti di giovani amici artisti cinesi o americani, o di altri intellettuali. E' il diario in bianco e nero di quel suo decennio di libertà cui si decise a voltare le spalle per tornare al capezzale di papà morente.

Le foto, Ai Weiwei le aveva quasi dimenticate. Si deve a RongRong, un altro artista anticonformista cinese, se la vecchia scatola in cui i negativi erano custoditi è uscita dal dimenticatoio. RongRong seppe da Ai che da qualche parte tra gli ambienti dei loro amici nella Grande Mela la scatola coi negativi avrebbe potuto essere ritrovata. Adesso i negativi sono divenuti esposizione itinerante nel mondo glboale. O meglio nel mondo libero: i cittadini della pur ricca e moderna Cina, il pubblico più amato da Ai Weiwei, non possono ancora sperare di visitare la mostra in patria.

Ai Weiwei, le foto "americane"
Ai Weiwei, le foto "americane"
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Ai Weiwei, le foto "americane"
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