S’intitola “VEDERE MEGLIO” il nuovo progetto espositivo proposto dal gruppo di fotografi del Friuli Venezia Giulia che oramai da qualche anno, pur non essendo stabilmente né legalmente costituito, condivide una solida affinità culturale che si rinnova in progetti collettivi intorno all’atto fotografico, inteso come categoria che attiene all’arte, alla tecnica, ma soprattutto al pensiero. Dopo la trilogia “Fotografare la Fotografia”, “Fotografare la Luce” e “Fotografare il Tempo”, il tema proposto quest’anno coniuga una sollecitazione estetica posta dal Museo dell’Occhiale di Pieve di Cadore, partner dell’iniziativa, con una riflessione intorno alla ricerca sul linguaggio dell’immagine, declinato in grande varietà di soluzioni dai ventiquattro autori degli scatti che saranno esposti in tre diverse sedi ed allestimenti tra Udine, Pordenone e lo stesso Museo dell’Occhiale di Pieve di Cadore (Belluno), dove sarà in mostra fino al 31 gennaio 2013.
Mattia Balsamini, Valentina Brunello, Monika Bulaj, Guido Cecere, Walter Criscuoli, Massimo Crivellari, Sergio Culot, Ulderica Da Pozzo, Maurizio Frullani, Cesare Genuzio, Fabio Giacuzzo, Arnaldo Grundner, Daniele Indrigo, Lorella Klun, Roberto Kusterle, Luca Laureati, Pierpaolo Mittica, Mauro Paviotti, Adriano Perini, Fabio Rinaldi, Giancarlo Rupolo, Sergio Scabar, Enzo Tedeschi, Stefano Tubaro sono gli artisti di questo libero “cenacolo artistico”, del quale il critico e storico della fotografia Fabio Amodeo ha sottolineato lo specifico di non voler escludere nessuna delle mille strade che la fotografia ha intrapreso negli ultimi anni, essendo ciascuno libero di scegliere il proprio personale linguaggio espressivo, così come dettato dalle molte e diverse esperienze, tecniche, scelte formali.
In questo modo il tema, trattato dalle caleidoscopiche e libere sensibilità che contraddistinguono un gruppo solo apparentemente eterogeneo, si mostra come una panoramica di ambientazioni poetiche e di realtà fisiche, come un confronto di idee sul senso del vedere e sui suoi coinvolgimenti coscienti ed emotivi. Il risultato coniuga dunque pluralismo espressivo e contemporaneità, dando vita di volta in volta a mostre che si possono definire “di tendenza”, laddove si rivelano capaci di leggere la situazione di un particolare segmento dell’espressività attraverso una molteplicità di punti di vista. I ventiquattro fotografi qui esposti esibiscono diversi gradi di ironia, impegno, adesione o contrapposizione al soggetto. Tuttavia c’è un elemento che, ancora secondo Amodeo, senz’altro li accomuna: non lavorano per piacere in modo agevole al fruitore, nessuno di loro punta a delle immagini facili. Come dire che, prima di tutto, l’importante è essere fedeli a sé stessi, senza compromessi, scattando solo quando si è davvero “visto” qualcosa, che sia narrazione del reale, documentazione, ricerca, memoria o messa in scena di un’idea estetica, etica, sperimentale.
Le tre mostre presentano diversi allestimenti: da quello ampio e documentato dello Spazio Fantoni al Teatro Nuovo Giovanni da Udine (in anteprima fino al 23 dicembre), al quale alcuni fotografi hanno contribuito con più di un’opera, a quello presentato nell’area espositiva del Teatro Verdi di Pordenone (dal 10 dicembre al 15 gennaio), il cui percorso propone esattamente gli scatti selezionati per il calendario artistico (a tiratura limitata) realizzato a corredo della manifestazione, messo a disposizione del pubblico anche nella mostra di Pieve di Cadore, che traccerà un excursus più approfondito sul tema, affiancando i ventiquattro autori ad altri grandi nomi della Fotografia e ad una trentina di nuovi giovani talenti selezionati dall’Accademia di Belle Arti di Venezia, grazie alla quale sarà anche edito il catalogo dedicato all’esposizione (aperta fino al 31 gennaio).