Lo sguardo si compie, e si rinnova, facendo un giro e puntando dritto su di sé. E' quanto ha fatto il fotografo Marco Vernaschi, dopo una decina d'anni di reportage – e di premi prestigiosi - dedicati a raccontare storie d'altri, anche se mai come asettico testimone, piuttosto presenza assorbita e toccata dagli eventi. Placebo, il suo ultimo lavoro fotografico, presentato alla 54° Biennale d'Arte di Venezia, è il tentativo, "terapeutico e illusorio", di mettersi a nudo, scandagliando l'oscuro attraverso quello che più che un set di immagini è una teoria di visioni, esperienze e sogni. Un catalogo di paure e passi oltre, di ampiezze e misteri, svelamenti e dubbi, bellezze e abbandoni. Un'altalena dove buio e luce, fissità e movimento fanno da contrappunti nella tela di un bianco e nero fondo come uno spazio senza confini. Biennale di Venezia, Arsenale, fino al 27 novembre.