Pieter Hugo e la coscienza sporca dell'Occidente
 	 		Nei fuochi disseminati nella distesa di Agbogbloshie,  grande discarica di rifiuti tecnologici alla periferia di Accra, in  Ghana, bruciano computer, monitor, cavi e schede madri, dai quali si  ricavano rame, ottone, alluminio e zinco da rivendere. Dai fumi  bianchicci e tossici dei roghi emergono le figure dense dei forzati di  un lavoro inventato per disperazione, ragazzi e ragazze che arrivano  dalle famiglie povere dei villaggi vicini. E' per lo più una serie di  ritratti Permanent Error, opera del giovane fotografo sudafricano Pieter  Hugo, dall'8 settembre al 29 ottobre in mostra alla Yossi Milo Gallery  di New York. E' la storia della fine che fanno le donazioni  tecnologiche di scarto che arrivano dall'Occidente, che invece di  colmare il digital divide contaminano acque e terreni e intossicano gli  abitanti dell'area in cui vengono abbandonate. Il lavoro di Pieter Hugo è  stato esposto al Victoria & Albert Museum di Londra, all'Istituto  di arte Moderna di Brisbane e al Museo Kiasma di Helsink.
 			
 		




 		



