Alessandro Imbriaco |
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Milano. Vivo in una città occupata da gente occupatissima. Camminano tutti svelti, guardano le donne solo dopo le nove di sera. Questa città si sveglia ogni giorno un minuto prima.
Marcello Marchesi
La città di Milano è il denominatore comune degli scatti raccolti in occasione della mostra che Forma ospiterà durante l’estate 2011.
Un progetto espositivo nuovo non solo nel contenuto,ma anche nella sua struttura, sono quattro i curatori coinvolti, Matteo Balduzzi, Arianna Rinaldo, Giulia Tornari e Francesco Zanot e 12 i progetti fotografici selezionati.
Gli autori in mostra, non solo milanesi e non solo italiani, propongono sia lavori nati appositamente per questa esposizione, sia percorsi fotografici nati da riflessioni già in fieri sull’argomento.
Il progetto diventa una sorta di osservatorio temporaneo che restituisce nell'insieme una visione complessa, articolata e insolita di questa città. Milano si trasforma in un territorio da esplorare, da comprendere nelle sue emergenze sociali, nella struttura urbanistica, nei cambiamenti economici e nel tessuto umano che la percorre e la trasforma.
I CURATORI:
Matteo Balduzzi, Arianna Rinaldo, Giulia Tornari, Francesco Zanot.
GLI AUTORI:
Fabrizio Bellomo, Maurizio Cogliandro, Nicolò Degiorgis, Edoardo Delille, Massimiliano Foscati, Matteo Girola, Giovanni Hänninen, Alessandro Imbriaco, Bernd Kleinheisterkamp, NTSH, QD (Elena Givone, Marcello Mariana, Tommaso Perfetti, Anna Postano, Benedetta Alfieri, Alessandro Bambini, Filippo Brancoli Pantera, Claudia Ferri, Roberto Ape, Gabriele Rossi, Maurizio Esposito, Daniele Guadalupi, Giuseppe D’Alia, Maria Vittoria Trovato), Mirko Smerdel, Carlo Alberto Treccani e Zoe Vincenti.
Matteo Balduzzi (curatore presso il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo), ha selezionato tre progetti che, anziché descrivere Milano, trovano nella città un punto di partenza per esplorare uno spazio non soltanto fisico ma fatto di relazioni: con il tempo, le persone, la memoria, la tecnologia.
I vostri grattacieli / 2010 di Mirko Smerdel (Prato, 1978)
La scritta “I vostri grattacieli sono macerie prima ancora di essere costruiti”, trovata su una palizzata in legno durante la demolizione della Stecca degli Artigiani, è il punto di partenza della riflessione di Smerdel.
A cavallo tra grafica e fotografia, l’autore la associa a una serie di immagini raccolte sui media che rappresentano il quartiere nel corso degli anni, rendering e plastici di nuovi edifici destinati a cambiare lo skyline di Milano, immagini di grattacieli del XIX e XX secolo nelle città del mondo.
Al di là del messaggio politico antagonista che colpisce al primo istante, il lavoro ripercorre la modernità, le sue utopie urbane, la fine e il succedersi inevitabile di paradigmi e ideologie. Si crea così un archivio di idee, conflitti, speranze e progetti che segnano la storia della città, anche quando non costituiscono una presenza visibile.
QD / 2011
QD è un progetto collettivo in progress, realizzato da 15 fotografi distribuiti su tutto il territorio italiano. Gli autori intendono esplorare e raccontare in parallelo il proprio ambito urbano in una sorta di diario in cui le cifre stilistiche personali tendono a sfumare in uno sguardo comune e in cui le riflessioni sul fare fotografia si affiancano e si intrecciano alle immagini stesse.
QD nasce a Milano per iniziativa di Tommaso Perfetti, ma, nei continui rimandi tra un progetto e l’altro, diventa un racconto dell’Italia intera e al contempo mostra come sia impossibile pensare alle città senza considerare le infinite relazioni che le compongono e come possa essere vitale per la fotografia d’autore riscoprire oggi una certa curiosità, libertà e semplicità di sguardo.
Web Camera di Carlo Alberto Treccani (Brescia, 1984) e Camere incustodite di Matteo Girola (Milano, 1983)
I due autori, pur con una formazione comune, lavorano su tematiche e con tecniche molto diverse. Eppure, essi hanno realizzato, in contemporanea e senza essere a conoscenza l’uno dell’altro, due progetti molto simili che utilizzano le immagini della rete: le fotografie sono scattate, letteralmente, nelle loro stanze a Milano ma i soggetti, spesso impossibili da identificare, si trovano in tutto il mondo.
I due lavori, esposti come fossero un unico progetto, testimoniano quanto queste immagini spesso di bassa qualità, banali, mute, siano presenti nella nostra vita, popolando i monitor dei computer, i social network e di conseguenza anche lo spazio abitato quotidiano.
Arianna Rinaldo (Photo Consultant per D-La Repubblica, direttrice del trimestrale OjodePez, photo editor e curatrice freelance) ha selezionato tre fotografi che già operano sul territorio milanese. Le loro visioni offrono uno sguardo a tre livelli: l’orizzonte della strada e degli abitanti, l’underground e la visione più nascosta e infine lo sguardo rialzato, quasi artificiale, che ci rivela ciò che a volte è invisibile al nostro sguardo.
Terreni di Edoardo Delille (Firenze, 1974)
Delille ha una visione positiva del mondo, cerca sempre di raccontare piccole storie che rappresentano l'identità di un posto, colleziona così i ritratti di chi lo vive e lo anima cercando di ribaltare gli stereotipi comuni. Per Milano, Un minuto prima, in linea con il suo lavoro di documentazione, si trova a mappare gli spazi occupati nel tempo libero dagli abitanti di Milano nella loro sorprendente diversità.
Milano Up di Giovanni Hänninen (Helsinki, 1976)
Il suo progetto prende le mosse dalle "grandi opere" del passato prossimo milanese che, con enormi volumetrie e grandi speranze, sono spesso rimaste incompiute o abbandonate. L’autore realizza un ritratto degli spazi urbanistici sottoposti a cambiamenti, recenti o passati, dalle nuove imponenti architetture in via di sviluppo ai quartieri dimenticati, con uno sguardo ai cantieri del prossimo Expo del 2015.
Limbo di Zoe Vincenti (Milano, 1975)
Zoe Vincenti spesso si interessa di storie intime, nascoste, personali. L’autrice entra in contatto con le persone e ci presenta le loro vite e le loro passioni senza invaderle. In occasione di Un minuto prima presenta un’esplorazione nella Milano underground, notturna, nascosta. È una finestra aperta su mondi e identità che spesso non vivono alla luce del sole, ma che convivono nella nostra città.
Giulia Tornari (Responsabile dei fotografi di Contrasto) ha selezionato tre fotografi che si cimenteranno in nuove produzioni pensate ad hoc per la mostra di Forma.
Deriva di Alessandro Imbriaco (Salerno, 1980)
Per Milano, un minuto prima estenderà il lavoro che sta realizzando sulla città di Roma: una mappatura discontinua dei modelli abitativi alternativi presenti nel territorio. Un ripensamento del concetto di abusivismo inteso anche come trasformazione del luogo stesso, delle sue funzioni e del suo assetto estetico, come generatore di “detournement”, di “derive” non integrabili nell’illusione di un piano regolatore.
Islam nascosto di Nicolò Degiorgis(Bolzano, 1985)
Di formazione documentaria, Degiorgis, osserva come le minoranze marginalizzate riescano a crearsi i propri spazi all’interno della società.
Esiste una sola moschea ufficiale in Italia, nonostante una popolazione musulmana in continuo aumento. Si osserva però una proliferazione di luoghi di culto improvvisati (capannoni, seminterrati, garage e supermercati), Degiorgis ha catturato lo spirito delle comunità islamiche in molte città italiane e continuerà la sua indagine nel territorio milanese cercando di raccontare come vivono la fede i musulmani che vivono nel territorio del capoluogo lombardo.
Credimi di Maurizio Cogliandro (Roma, nel 1979)
In occasione della mostra di Forma continuerà il suo viaggio ideale in un’Italia nascosta e personale, dove il vissuto è fatto di piccole vicende, di incontri inaspettati, paesaggi urbani e relazioni intime.
La necessità che lo spinge è quella di interpretare Milano aldilà del nostro tempo, oltre la memoria e la tradizione.
Francesco Zanot (Curatore e responsabile delle attività didattiche di Forma) ha selezionato tre progetti molto diversi per punto di vista ma anche per mezzo con il quale prendono vita.
Le più belle vedute di Milano di Fabrizio Bellomo (Bari, 1982)
Il soggetto delle fotografie di Fabrizio Bellomo sono i chioschi del centro di Milano in cui le immagini più comuni della città vengono vendute sotto forma di cartoline.
A partire da un processo di imitazione, contraffazione e riproposizione, le sue opere si presentano nello stesso modo di ciò che rappresentano: sono infatti anch'esse vere e proprie cartoline che saranno distribuite ai visitatori della mostra. Sul retro di ognuna ci sarà inoltre un codice che rimanderà ad un filmato in rete, facendo sì che il pubblico possa portare con sé un frammento dell'esposizione e proseguire la sua visita anche al di fuori delle sale di Forma.
Outside My Door di Massimiliano Foscati (Milano, 1970) e Bernd Kleinheisterkamp (Germania, 1973)
Outside My Door è progetto iniziato nel 2010 che prevede riprese fotografiche realizzate da Kleinheisterkamp nel quartiere milanese di Precotto dove Foscati vive. Quello che viene presentato è un diario al contempo visivo e scritto, dove le parole di Foscati accompagnano gli scatti di Kleinheisterkamp, due voci che dialogano sullo stesso quartiere e di cui restituiscono un’immagine articolata e multiforme.
Nothing To See Here
Marcello Marchesi
La città di Milano è il denominatore comune degli scatti raccolti in occasione della mostra che Forma ospiterà durante l’estate 2011.
Un progetto espositivo nuovo non solo nel contenuto,ma anche nella sua struttura, sono quattro i curatori coinvolti, Matteo Balduzzi, Arianna Rinaldo, Giulia Tornari e Francesco Zanot e 12 i progetti fotografici selezionati.
Gli autori in mostra, non solo milanesi e non solo italiani, propongono sia lavori nati appositamente per questa esposizione, sia percorsi fotografici nati da riflessioni già in fieri sull’argomento.
Il progetto diventa una sorta di osservatorio temporaneo che restituisce nell'insieme una visione complessa, articolata e insolita di questa città. Milano si trasforma in un territorio da esplorare, da comprendere nelle sue emergenze sociali, nella struttura urbanistica, nei cambiamenti economici e nel tessuto umano che la percorre e la trasforma.
I CURATORI:
Matteo Balduzzi, Arianna Rinaldo, Giulia Tornari, Francesco Zanot.
GLI AUTORI:
Fabrizio Bellomo, Maurizio Cogliandro, Nicolò Degiorgis, Edoardo Delille, Massimiliano Foscati, Matteo Girola, Giovanni Hänninen, Alessandro Imbriaco, Bernd Kleinheisterkamp, NTSH, QD (Elena Givone, Marcello Mariana, Tommaso Perfetti, Anna Postano, Benedetta Alfieri, Alessandro Bambini, Filippo Brancoli Pantera, Claudia Ferri, Roberto Ape, Gabriele Rossi, Maurizio Esposito, Daniele Guadalupi, Giuseppe D’Alia, Maria Vittoria Trovato), Mirko Smerdel, Carlo Alberto Treccani e Zoe Vincenti.
Matteo Balduzzi (curatore presso il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo), ha selezionato tre progetti che, anziché descrivere Milano, trovano nella città un punto di partenza per esplorare uno spazio non soltanto fisico ma fatto di relazioni: con il tempo, le persone, la memoria, la tecnologia.
I vostri grattacieli / 2010 di Mirko Smerdel (Prato, 1978)
La scritta “I vostri grattacieli sono macerie prima ancora di essere costruiti”, trovata su una palizzata in legno durante la demolizione della Stecca degli Artigiani, è il punto di partenza della riflessione di Smerdel.
A cavallo tra grafica e fotografia, l’autore la associa a una serie di immagini raccolte sui media che rappresentano il quartiere nel corso degli anni, rendering e plastici di nuovi edifici destinati a cambiare lo skyline di Milano, immagini di grattacieli del XIX e XX secolo nelle città del mondo.
Al di là del messaggio politico antagonista che colpisce al primo istante, il lavoro ripercorre la modernità, le sue utopie urbane, la fine e il succedersi inevitabile di paradigmi e ideologie. Si crea così un archivio di idee, conflitti, speranze e progetti che segnano la storia della città, anche quando non costituiscono una presenza visibile.
QD / 2011
QD è un progetto collettivo in progress, realizzato da 15 fotografi distribuiti su tutto il territorio italiano. Gli autori intendono esplorare e raccontare in parallelo il proprio ambito urbano in una sorta di diario in cui le cifre stilistiche personali tendono a sfumare in uno sguardo comune e in cui le riflessioni sul fare fotografia si affiancano e si intrecciano alle immagini stesse.
QD nasce a Milano per iniziativa di Tommaso Perfetti, ma, nei continui rimandi tra un progetto e l’altro, diventa un racconto dell’Italia intera e al contempo mostra come sia impossibile pensare alle città senza considerare le infinite relazioni che le compongono e come possa essere vitale per la fotografia d’autore riscoprire oggi una certa curiosità, libertà e semplicità di sguardo.
Web Camera di Carlo Alberto Treccani (Brescia, 1984) e Camere incustodite di Matteo Girola (Milano, 1983)
I due autori, pur con una formazione comune, lavorano su tematiche e con tecniche molto diverse. Eppure, essi hanno realizzato, in contemporanea e senza essere a conoscenza l’uno dell’altro, due progetti molto simili che utilizzano le immagini della rete: le fotografie sono scattate, letteralmente, nelle loro stanze a Milano ma i soggetti, spesso impossibili da identificare, si trovano in tutto il mondo.
I due lavori, esposti come fossero un unico progetto, testimoniano quanto queste immagini spesso di bassa qualità, banali, mute, siano presenti nella nostra vita, popolando i monitor dei computer, i social network e di conseguenza anche lo spazio abitato quotidiano.
Arianna Rinaldo (Photo Consultant per D-La Repubblica, direttrice del trimestrale OjodePez, photo editor e curatrice freelance) ha selezionato tre fotografi che già operano sul territorio milanese. Le loro visioni offrono uno sguardo a tre livelli: l’orizzonte della strada e degli abitanti, l’underground e la visione più nascosta e infine lo sguardo rialzato, quasi artificiale, che ci rivela ciò che a volte è invisibile al nostro sguardo.
Terreni di Edoardo Delille (Firenze, 1974)
Delille ha una visione positiva del mondo, cerca sempre di raccontare piccole storie che rappresentano l'identità di un posto, colleziona così i ritratti di chi lo vive e lo anima cercando di ribaltare gli stereotipi comuni. Per Milano, Un minuto prima, in linea con il suo lavoro di documentazione, si trova a mappare gli spazi occupati nel tempo libero dagli abitanti di Milano nella loro sorprendente diversità.
Milano Up di Giovanni Hänninen (Helsinki, 1976)
Il suo progetto prende le mosse dalle "grandi opere" del passato prossimo milanese che, con enormi volumetrie e grandi speranze, sono spesso rimaste incompiute o abbandonate. L’autore realizza un ritratto degli spazi urbanistici sottoposti a cambiamenti, recenti o passati, dalle nuove imponenti architetture in via di sviluppo ai quartieri dimenticati, con uno sguardo ai cantieri del prossimo Expo del 2015.
Limbo di Zoe Vincenti (Milano, 1975)
Zoe Vincenti spesso si interessa di storie intime, nascoste, personali. L’autrice entra in contatto con le persone e ci presenta le loro vite e le loro passioni senza invaderle. In occasione di Un minuto prima presenta un’esplorazione nella Milano underground, notturna, nascosta. È una finestra aperta su mondi e identità che spesso non vivono alla luce del sole, ma che convivono nella nostra città.
Giulia Tornari (Responsabile dei fotografi di Contrasto) ha selezionato tre fotografi che si cimenteranno in nuove produzioni pensate ad hoc per la mostra di Forma.
Deriva di Alessandro Imbriaco (Salerno, 1980)
Per Milano, un minuto prima estenderà il lavoro che sta realizzando sulla città di Roma: una mappatura discontinua dei modelli abitativi alternativi presenti nel territorio. Un ripensamento del concetto di abusivismo inteso anche come trasformazione del luogo stesso, delle sue funzioni e del suo assetto estetico, come generatore di “detournement”, di “derive” non integrabili nell’illusione di un piano regolatore.
Islam nascosto di Nicolò Degiorgis(Bolzano, 1985)
Di formazione documentaria, Degiorgis, osserva come le minoranze marginalizzate riescano a crearsi i propri spazi all’interno della società.
Esiste una sola moschea ufficiale in Italia, nonostante una popolazione musulmana in continuo aumento. Si osserva però una proliferazione di luoghi di culto improvvisati (capannoni, seminterrati, garage e supermercati), Degiorgis ha catturato lo spirito delle comunità islamiche in molte città italiane e continuerà la sua indagine nel territorio milanese cercando di raccontare come vivono la fede i musulmani che vivono nel territorio del capoluogo lombardo.
Credimi di Maurizio Cogliandro (Roma, nel 1979)
In occasione della mostra di Forma continuerà il suo viaggio ideale in un’Italia nascosta e personale, dove il vissuto è fatto di piccole vicende, di incontri inaspettati, paesaggi urbani e relazioni intime.
La necessità che lo spinge è quella di interpretare Milano aldilà del nostro tempo, oltre la memoria e la tradizione.
Francesco Zanot (Curatore e responsabile delle attività didattiche di Forma) ha selezionato tre progetti molto diversi per punto di vista ma anche per mezzo con il quale prendono vita.
Le più belle vedute di Milano di Fabrizio Bellomo (Bari, 1982)
Il soggetto delle fotografie di Fabrizio Bellomo sono i chioschi del centro di Milano in cui le immagini più comuni della città vengono vendute sotto forma di cartoline.
A partire da un processo di imitazione, contraffazione e riproposizione, le sue opere si presentano nello stesso modo di ciò che rappresentano: sono infatti anch'esse vere e proprie cartoline che saranno distribuite ai visitatori della mostra. Sul retro di ognuna ci sarà inoltre un codice che rimanderà ad un filmato in rete, facendo sì che il pubblico possa portare con sé un frammento dell'esposizione e proseguire la sua visita anche al di fuori delle sale di Forma.
Outside My Door di Massimiliano Foscati (Milano, 1970) e Bernd Kleinheisterkamp (Germania, 1973)
Outside My Door è progetto iniziato nel 2010 che prevede riprese fotografiche realizzate da Kleinheisterkamp nel quartiere milanese di Precotto dove Foscati vive. Quello che viene presentato è un diario al contempo visivo e scritto, dove le parole di Foscati accompagnano gli scatti di Kleinheisterkamp, due voci che dialogano sullo stesso quartiere e di cui restituiscono un’immagine articolata e multiforme.
Nothing To See Here