La mostra presenta oltre 70 opere, parte delle quali entrate a far parte della collezione di fotografia della Fondazione. L’a llestimento è arricchito inoltre da alcuni prestiti significativi, appositamente individuati dagli artisti per l’occasione. In mostra compaiono immagini che hanno segnato la storia della fotografia italiana, come quelle di Vittore Fossati esposte nella celebre rassegna del 1984 “Viaggio in Italia”, o che hanno dettato l’inizio di una lunga carriera, come i Flippers di Olivo Barbieri, o ancora fotografie che nel tempo si sono sapute imporre come punti di riferimento per specifici ambiti di ricerca, come il complesso lavoro di Guido Guidi sui luoghi marginali o l’indagine seriale di Walter Niedermayr sulle trasformazioni del paesaggio alpino.
Olivo Barbieri (Carpi, 1954) è rappresentato da due serie di opere che illustrano gli esordi della sua carriera. Flippers, realizzata nel 1977 all’interno di una fabbrica di assemblaggio di pinball machine abbandonata e distrutta, è il primo progetto esposto da Barbieri, che debuttò nel 1978 alla Galleria Civica di Modena con un testo di presentazione di Franco Vaccari. Smembrati e privati della loro funzione originaria, i flippers agiscono come deposito della cultura e dell’immaginario di un’intera epoca, cristallizzando autentiche icone come i Beatles e i Rolling Stones, la fantascienza e l’epopea del Far West. A fianco di esse, sono esposte fotografie realizzate qualche anno più tardi, che testimoniano il confluire dell’interesse dell’artista verso una nuova rappresentazione del paesaggio. In linea con la necessità, all’epoca molto sentita, di un rinnovamento dello sguardo, Barbieri indaga realtà periferiche del territorio italiano e francese, entro cui ritrae soggetti minimi e raccoglie frammenti di quotidianità.
Olivo Barbieri (Carpi, 1954) è rappresentato da due serie di opere che illustrano gli esordi della sua carriera. Flippers, realizzata nel 1977 all’interno di una fabbrica di assemblaggio di pinball machine abbandonata e distrutta, è il primo progetto esposto da Barbieri, che debuttò nel 1978 alla Galleria Civica di Modena con un testo di presentazione di Franco Vaccari. Smembrati e privati della loro funzione originaria, i flippers agiscono come deposito della cultura e dell’immaginario di un’intera epoca, cristallizzando autentiche icone come i Beatles e i Rolling Stones, la fantascienza e l’epopea del Far West. A fianco di esse, sono esposte fotografie realizzate qualche anno più tardi, che testimoniano il confluire dell’interesse dell’artista verso una nuova rappresentazione del paesaggio. In linea con la necessità, all’epoca molto sentita, di un rinnovamento dello sguardo, Barbieri indaga realtà periferiche del territorio italiano e francese, entro cui ritrae soggetti minimi e raccoglie frammenti di quotidianità.
Figura cardine della fotografia italiana contemporanea, Guido Guidi (Cesena, 1941) è stato tra i primi, in Italia, a fotografare il paesaggio marginale e anti-spettacolare della provincia. Le ricerche avviate negli anni Settanta sull’edilizia spontanea della Romagna orientale (1971-72), o sulla Strada Romea (1975-90) - che collega Cesena, la sua città, a Venezia, dove studiava e oggi insegna -, o quelle successive sulle aree industriali di Porto Marghera e Ravenna (1983-97) o sui paesaggi “interposti” tra i centri urbani europei (1993-96) si concentrano su luoghi liminari, familiari al fotografo, e condividono un carattere aperto e interrogativo. La selezione esposta nella mostra Quattro comprende i lavori di Porto Marghera, le ricognizioni su una cava di inerti sul Monte Grappa, immagini tratte dalla serie “Rimini Nord” e quelle scattate nel 1989 a Gibellina. Per queste ultime lo sguardo del fotografo cesenate è stato paragonato a quello di un archeologo: il lavoro da lui condotto negli anni è un’operazione di scavo stratigrafico, grazie alla quale, senza imporre idee preconcette, raccoglie sistematicamente i segni del passato e del presente.
Vittore Fossati (Alessandria, 1954) si è avvicinato alla fotografia alla fine degli anni Settanta, strutturando la sua ricerca sul significato stesso del guardare e sui meccanismi visivi che determinano il nostro approccio alla realtà e modulano al contempo la lettura che ne riportiamo. Spesso rivolte al paesaggio – allestito oppure “trovato” – le sue immagini svelano collegamenti e rimandi inattesi, in un dialogo tra elementi che, accostati e riordinati attraverso la fotografia, danno luogo a nuovi percorsi possibili. All’interno della mostra Quattro l’opera di Fossati sarà rappresentata da immagini tratte dalle serie “Belle Arti”, “Appunti per una fotografia di paesaggio” e “Viaggio in Italia”: da quest’u ltima, in particolare, sarà riproposta la celebre fotografia del 1981, Oviglio, Alessandria, nella quale un arcobaleno domina un paesaggio di campagna e contribuisce a costruire lo schema prospettico della scena. La fotografia fu pubblicata sul catalogo del progetto di Luigi Ghirri, Gianni Leone ed Enzo Velati “Viaggio in Italia”, in apertura della sezione intitolata “A perdita d’o cchio”. Nell’opera di Fossati, infatti, il senso dell’infinito è molto presente: motivi ricorrenti sono l’acqua dei fiumi che scorre e disegna la terra; gli alberi e i loro rami, incaricati di guidare lo sguardo più lontano, congiungere elementi e piani del paesaggio fra loro non comunicanti; il cielo di azzurri sempre diversi, l’a rcobaleno.
Nucleo centrale dell’esposizione – una sorta di mostra nella mostra - è una serie di oltre 20 opere fotografiche di grande formato di Walter Niedermayr (Bolzano 1952), affiancate da una selezione di video dell’artista. Sin dagli anni Ottanta Niedermayr ha avviato un’ ampia indagine sull’interazione dell’uomo con l’ambiente montano osservando le profonde mutazioni subite dal territorio in seguito al crescente fenomeno del turismo di massa e dei suoi effetti - evidenti sia in termini di presenza umana che di costruzione di infrastrutture. All’apparenza spettacolari, le sue opere seriali creano nell’osservatore una sorta di disorientamento sollevando domande legate alla percezione visiva dello spazio, oltre che agli effetti dell’azione umana sulla natura. Le ultime ricerche dell’a rtista nell’ambito dell’indagine sul paesaggio alpino sono state affiancate da un nuovo importante capitolo, l’esplorazione del territorio iraniano. Nella serie realizzata in Iran (2005-2008) l’a rtista delinea l’immagine di un territorio ricco di fascino, dove i resti delle antiche culture convivono con i tratti di un Paese in trasformazione, che a partire dalla Rivoluzione islamica del 1979 ha assistito a un rapido sviluppo urbano, spesso influenzato dai modelli delle società occidentali.
Le acquisizioni del quarto nucleo di fotografie proseguono il percorso avviato da Fondazione Fotografia con la collezione italiana: quello di raccontare attraverso immagini fondamentali gli sviluppi della fotografia del nostro Paese. Attraverso le visioni dei quattro autori coinvolti, la mostra Quattro introduce differenti approcci al mezzo fotografico e, attraverso di esso, alla realtà contemporanea.
La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue a cura di Claudia Fini e Francesca Lazzarini, edito da Skira, che raccoglie le opere entrate in collezione, introdotte da un testo critico e da biografie e introduzioni per ogni artista. Per il nucleo di immagini di Walter Niedermayr è previsto anche un volume specifico, sempre edito da Skira, che offrirà un ulteriore strumento di approfondimento. Per il numero e la rappresentatività delle immagini, la sezione riservata a Niedermayr all’interno della mostra Quattro può essere considerata una personale dell’artista: è destinata infatti a transitare anche al di fuori del territorio nazionale, nell’ambito della programmazione di importanti musei europei.
Fonte: gazzetta di modena