Questa volta abbiamo intervistato Ludovico Fossà, un grandissimo fotografo di Still life, con un'esperienza più che ventennale nel proprio campo.
Nome:
Ludovico
Cognome:
Fossà
Sito Web:
LudovicoFossà.it
Studio: (indirizzo e ragione sociale del tuo studio)
Ludovico Fossà fotografo.
Via Augusto Anfossi 36
20135 Milano
Da quanto tempo ti dedichi alla fotografia e come hai iniziato la professione?
All’età di 14 anni, la Fotografia decise di rapirmi. Io non opposi resistenza. Cominciai quasi subito a fotografare oggetti.
Mi divertivo soprattutto a fotografare ciò che si può comunemente trovare in una casa ed a cui non si fa più molto caso: tazzine da caffé, libri, penne, bottiglie, bicchieri, ecc…
Lo still life, o meglio ciò che solo dopo qualche anno avrei scoperto chiamarsi still life, fu subito il mio principale interesse fotografico.
Interrotti gli studi Universitari a causa di un errore di valutazione, poiché non è tanto la Chimica (Facoltà a cui mi ero iscritto) ad interessarmi quanto la Fisica e la Matematica, decisi di trasformare una delle mie passioni in un mestiere.
Cercai un posto come assistente fotografo e all’inizio del 1978 cominciai l’avventura.
Sei autodidatta, o hai seguito una scuola?
La mia scuola è stata l’attività d’assistente, dal 1980 al 1988, presso lo studio di un professionista dalle grandissime qualità tecniche, creative ed umane.
Una scuola che mi ha permesso non solo d’imparare il mestiere, ma anche la gestione di un’attività commerciale, la gestione dei clienti, ecc…
E’ stato un periodo costellato di sacrifici ma che ricordo con commozione.
Qual è il tuo campo fotografico principale?
Mi occupo quasi esclusivamente di Still-Life.
E’ il genere fotografico che mi affascina; quello col quale riesco ad esprimermi e che, più d’ogni altro, mi dà soddisfazione.
La creazione completa dell’immagine e la manipolazione della luce per “piegarla” ai propri voleri, sono gli elementi fondamentali della foto in studio, ed è ciò che mi diverte di più.
Perché i tuoi clienti ti scelgono?
Tre parole: professionalità, disponibilità, passione.
Cosa offri di più rispetto agli altri colleghi fotografi?
Non credo di offrire, in generale, qualcosa di più rispetto ad altri.
Avendo a che fare con me immagino si percepisca, in modo inequivocabile, la sconfinata mia passione per questo mestiere.
Una passione che si auto-alimenta attraverso la professione.
Convinzione diffusa, infatti, è che la professione spenga in qualche modo la passione; per quel che mi riguarda è esattamente il contrario.
E’ la continua crescita tecnica e creativa, inevitabile per un professionista di qualunque ramo e attività, che alimenta la passione.
Che attrezzatura utilizzi?
Nel periodo “chimico”, ossia dal 1988 al 2002, l’attrezzatura da ripresa era composta da un banco ottico (prima Fatif DS 4×5 e poi SinarP2 in formato 4×5 e 8×10) e dalla Mamiya RB67.
Dal 2002 utilizzo esclusivamente attrezzatura digitale.
Mi avvalgo di un Dorso Digitale Hasselblad Ixpress 96C che equipaggia il banco ottico (la mia solita SinarP2) e due Nikon: una D100 e una D200.
Una “riconversione”, dalla chimica al digitale, molto positiva. Soprattutto sul fronte della possibilità di controllo sul completo workflow.
I software sono FlexColor di Hasselblad, CaptureNX2 di Nikon e l’immancabile, insostituibile Photoshop; strumento col quale ho un rapporto ormai quasi “ombelicale”.
Il parco luci di cui dispongo è composto di cinque generatori flash da 3200 Ws e le relative torce tra cui due bibulo da 6400. Parabole di varie fogge e dimensioni, griglie, softbox, una Fresnel.
Due stativi a colonna, svariati treppiedi, ecc…
Tuttavia gran parte degli accessori che uso proviene da negozi di ferramenta, Centri Brico o supermercati.
Come pannelli riflettenti, ad esempio, uso i coperchi delle vaschette alimentari d’alluminio (i Cuki, per intenderci) che ritengo siano ciò che di più efficiente e versatile si possa sperare di trovare.
Cosa ti piace di più della fotografia?
Domanda a cui è difficile rispondere...
Direi, come già precedentemente affermato, la manipolazione della luce.
La costruzione totale dell’immagine. Il fatto che non vi sia alcun particolare lasciato al caso.
Non amo molto, infatti, le situazioni nelle quali vi sia una percentuale troppo elevata d’imponderabile e di casuale.
Forse è per questo che preferisco lavorare con soggetti che stanno immobili per delle ore sotto le luci, senza protestare.
Raccontaci lo scatto a cui sei maggiormente affezionato...
Ve ne sono diverse ma se devo sceglierne solo una, direi questa che risale all’Agosto 1985.
In quell’estate di oltre vent’anni fa decisi di realizzare il mio primo portfolio. Questa è una delle immagini di quella serie. Ero ancora assistente fotografo e sarebbero passati quasi tre anni prima di riuscire a prendere il coraggio a quattro mani e “camminare” con le mie gambe.
E’ dunque una foto che mi fa rivivere l’entusiasmo di quei tempi. Lo stesso entusiasmo che ancora oggi, inossidabile, mi sostiene.
Raccontaci un aneddoto divertente circa la tua professione...
Ludovico
Cognome:
Fossà
Sito Web:
LudovicoFossà.it
Studio: (indirizzo e ragione sociale del tuo studio)
Ludovico Fossà fotografo.
Via Augusto Anfossi 36
20135 Milano
Da quanto tempo ti dedichi alla fotografia e come hai iniziato la professione?
All’età di 14 anni, la Fotografia decise di rapirmi. Io non opposi resistenza. Cominciai quasi subito a fotografare oggetti.
Mi divertivo soprattutto a fotografare ciò che si può comunemente trovare in una casa ed a cui non si fa più molto caso: tazzine da caffé, libri, penne, bottiglie, bicchieri, ecc…
Lo still life, o meglio ciò che solo dopo qualche anno avrei scoperto chiamarsi still life, fu subito il mio principale interesse fotografico.
Interrotti gli studi Universitari a causa di un errore di valutazione, poiché non è tanto la Chimica (Facoltà a cui mi ero iscritto) ad interessarmi quanto la Fisica e la Matematica, decisi di trasformare una delle mie passioni in un mestiere.
Cercai un posto come assistente fotografo e all’inizio del 1978 cominciai l’avventura.
Sei autodidatta, o hai seguito una scuola?
La mia scuola è stata l’attività d’assistente, dal 1980 al 1988, presso lo studio di un professionista dalle grandissime qualità tecniche, creative ed umane.
Una scuola che mi ha permesso non solo d’imparare il mestiere, ma anche la gestione di un’attività commerciale, la gestione dei clienti, ecc…
E’ stato un periodo costellato di sacrifici ma che ricordo con commozione.
Qual è il tuo campo fotografico principale?
Mi occupo quasi esclusivamente di Still-Life.
E’ il genere fotografico che mi affascina; quello col quale riesco ad esprimermi e che, più d’ogni altro, mi dà soddisfazione.
La creazione completa dell’immagine e la manipolazione della luce per “piegarla” ai propri voleri, sono gli elementi fondamentali della foto in studio, ed è ciò che mi diverte di più.
Perché i tuoi clienti ti scelgono?
Tre parole: professionalità, disponibilità, passione.
Cosa offri di più rispetto agli altri colleghi fotografi?
Non credo di offrire, in generale, qualcosa di più rispetto ad altri.
Avendo a che fare con me immagino si percepisca, in modo inequivocabile, la sconfinata mia passione per questo mestiere.
Una passione che si auto-alimenta attraverso la professione.
Convinzione diffusa, infatti, è che la professione spenga in qualche modo la passione; per quel che mi riguarda è esattamente il contrario.
E’ la continua crescita tecnica e creativa, inevitabile per un professionista di qualunque ramo e attività, che alimenta la passione.
Che attrezzatura utilizzi?
Nel periodo “chimico”, ossia dal 1988 al 2002, l’attrezzatura da ripresa era composta da un banco ottico (prima Fatif DS 4×5 e poi SinarP2 in formato 4×5 e 8×10) e dalla Mamiya RB67.
Dal 2002 utilizzo esclusivamente attrezzatura digitale.
Mi avvalgo di un Dorso Digitale Hasselblad Ixpress 96C che equipaggia il banco ottico (la mia solita SinarP2) e due Nikon: una D100 e una D200.
Una “riconversione”, dalla chimica al digitale, molto positiva. Soprattutto sul fronte della possibilità di controllo sul completo workflow.
I software sono FlexColor di Hasselblad, CaptureNX2 di Nikon e l’immancabile, insostituibile Photoshop; strumento col quale ho un rapporto ormai quasi “ombelicale”.
Il parco luci di cui dispongo è composto di cinque generatori flash da 3200 Ws e le relative torce tra cui due bibulo da 6400. Parabole di varie fogge e dimensioni, griglie, softbox, una Fresnel.
Due stativi a colonna, svariati treppiedi, ecc…
Tuttavia gran parte degli accessori che uso proviene da negozi di ferramenta, Centri Brico o supermercati.
Come pannelli riflettenti, ad esempio, uso i coperchi delle vaschette alimentari d’alluminio (i Cuki, per intenderci) che ritengo siano ciò che di più efficiente e versatile si possa sperare di trovare.
Cosa ti piace di più della fotografia?
Domanda a cui è difficile rispondere...
Direi, come già precedentemente affermato, la manipolazione della luce.
La costruzione totale dell’immagine. Il fatto che non vi sia alcun particolare lasciato al caso.
Non amo molto, infatti, le situazioni nelle quali vi sia una percentuale troppo elevata d’imponderabile e di casuale.
Forse è per questo che preferisco lavorare con soggetti che stanno immobili per delle ore sotto le luci, senza protestare.
Raccontaci lo scatto a cui sei maggiormente affezionato...
Ve ne sono diverse ma se devo sceglierne solo una, direi questa che risale all’Agosto 1985.
In quell’estate di oltre vent’anni fa decisi di realizzare il mio primo portfolio. Questa è una delle immagini di quella serie. Ero ancora assistente fotografo e sarebbero passati quasi tre anni prima di riuscire a prendere il coraggio a quattro mani e “camminare” con le mie gambe.
E’ dunque una foto che mi fa rivivere l’entusiasmo di quei tempi. Lo stesso entusiasmo che ancora oggi, inossidabile, mi sostiene.
Raccontaci un aneddoto divertente circa la tua professione...
Difficile identificarne uno. Mi viene in mente questo: nello still life occorre meticolosità, pignoleria e di conseguenza tempo, ogni tanto però…
Avevo l’incarico di fotografare un capo d’abbigliamento. Il cliente aveva l’esigenza di controllare se mi fosse stato consegnato quello giusto. Buttai quindi il capo sotto il set e scattai a casaccio solo per poter mandare, via e-mail, una bassa risoluzione in modo che mi si potesse confermare la corretta consegna. Il cliente fu però entusiasta di quella foto e quindi, perplesso ed incredulo, gli trasmisi anche l’alta risoluzione.
Credo che il tempo necessario per realizzare quella foto non fu superiore a 20 secondi!
Grazie Ludovico per l'intervista!
Le altre foto di Ludovico:
Avevo l’incarico di fotografare un capo d’abbigliamento. Il cliente aveva l’esigenza di controllare se mi fosse stato consegnato quello giusto. Buttai quindi il capo sotto il set e scattai a casaccio solo per poter mandare, via e-mail, una bassa risoluzione in modo che mi si potesse confermare la corretta consegna. Il cliente fu però entusiasta di quella foto e quindi, perplesso ed incredulo, gli trasmisi anche l’alta risoluzione.
Credo che il tempo necessario per realizzare quella foto non fu superiore a 20 secondi!
Grazie Ludovico per l'intervista!
Le altre foto di Ludovico: