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martedì 4 ottobre 2011

"Rose c'est Paris" di Bettina Rheims e Segre Bramly - Firenze fino al 27 novembre 2011

Fratelli Alinari Fondazione per la Storia della Fotografia e la Bibliothèque nationale de France presentano al Museo Alinari di Firenze la straordinaria mostra "Rose c'est Paris" di Bettina Rheims e Segre Bramly.
"Rose c'est Paris", una esposizione ricca e complessa come la città che l'ha ispirata, un menage à trois allegorico tra la fotografia di Bettina Rheims, il filmato di Segre Bramly e la città di Parigi come musa ispiratrice.
Un insieme di scene come una serie di quadri viventi, immaginati realizzati e sceneggiati coreograficamente e poi fotografati e filmati dagli autori: una storia immaginaria raccontata attraverso una nuova e suggestiva forma di narrazione. Un percorso dove la fotografia e il film sono presentati in contemporanea, immagini in movimento con a fronte le immagini fisse.
"Rose c'est Paris" è sia una monografia fotografica che un lungometraggio in DVD, un'opera d'arte in due formati diversi ma interconnessi e complementari. Un avvincente opera poetica del simbolismo nella quale gli autori evocano la "città della luce" in un modo completamente nuovo: si tratta di una Parigi piena di visioni surrealiste, di identità confuse, di manipolazioni invisibili mescolate ad ossessione, feticismo e desiderio.
"Rose c'est Paris" è una storia immaginaria, tre gli interpreti: le due sorelle gemelle B e Rose e la città di Parigi. Una giovane donna, B, è alla ricerca della sua gemella Rose, che sostiene di essere scomparsa: è questo lo spunto di una ricerca iniziatica dell'Altro e del Sé, pretesto di molteplici evocazioni e immagini. Un rapimento, una detective story che si svolge nelle strade, caffè, cabaret, musei, fabbriche abbandonate e grand hotel di Parigi. Cosa è successo alla sorella scomparsa? C'è stato un complotto? E' stata davvero rapita? È viva o morta? E' un caso di scambio di identità? Rheims e Bramly riescono a creare una serie di straordinari quadri che suggeriscono tutte queste possibilità e molte altre, con una miriade di personaggi celebri, tra cui Naomi Campbell, Michelle Yeoh, Monica Bellucci, Charlotte Rampling, Audrey Marnay, Rona Hartner, Jean-Pierre Kalfon, Helena Noguerra…

Gli autori:

Bettina Rheims, artista francese ha prodotto numerose serie fotografiche più importanti, che sono state esposte in tutto il mondo. Tra i suoi libri Female Trouble (1989), Modern Lovers (1990), Chambre Close (1994), INRI (1998), X'Mas (2000), Shanghai (2003), eroine (2007), e Il libro di Olga (2008 per TASCHEN).

Serge Bramly, artista, scrittore e saggista, collabora frequentemente su progetti artistici e fotografici con Bettina Rheims. Tra i suoi libri Leonardo: L'artista e l'uomo (1995) e Le Premier Principe (Prix INTERALLIE, 2008).

La mostra è accompagnata dal catalogo nella edizione francese edito da Bibliothèque Nationale de France.

Intervista a Bettina Rheims:
Raccontate in due la stessa storia?
"Abbiamo costruito insieme racconto e sceneggiature, poi abbiamo fotografato e filmato, ma ognuno dal suo angolo. Ne sono venute fuori due visioni diverse, una doppia storia".
Un esempio di doppia interpretazione?
"La storia di Bramly è molto carnale, il sesso è esplicito, duro. E' un uomo e ci va dentro. Nelle mie foto sfiora appena la pelle".
Ma che importanza ha il sesso per lei?
"Nessuna, è sempre la stessa cosa. Conta la libertà, il fatto di potere avere fantasmi diversi e viverli ciascuno a modo suo".
Fino alle esperienze sado - maso di Rose?
"Non le avevo previste. Un giorno è arrivato un uomo per il casting in cui ho visto rivivere mio padre, io credo ai fantasmi. Ci ha presentato la moglie, un'attrice che ci ha proposto le scene sado - maso. Perché no? L'unica condizione l'ha posta Inge Van Bruystegem, la geniale fiamminga che interpreta Rose e B: di non partecipare, ma assistere vestita da Alice nel paese delle meraviglie".
Simbolo di un racconto di meraviglie?
"E di incubi, anche Alice nel paese degli incubi. I sogni e gli incubi della mia vita, della mia infanzia. Non è una storia autobiografica ma c'è molto di me".
Anche la sua Parigi?
"La mia Parigi è quella dei tempi del surrealismo. Io credo che ogni città abbia una sua epoca: Firenze il Quattrocento, Parigi gli anni '30. Duchamp, Picabia, Dalì ma anche Fantomas, che rappresenta il male, l'enigma, la suspense. Un'epoca in cui gli artisti avevano una libertà perduta nel ventunesimo secolo".
Parigi non l'offre più?
"Il mondo intero dove contano solo mercato e pubblicità. O stai al mercato o muori di fame, la passione va in secondo piano. Ma la mia non è nostalgia, è un omaggio al surrealismo".
Un omaggio anche alle sue donne sensuali e sfrontate?
"Donne libere che amano gli uomini ma non hanno bisogno di loro. Gli uomini ne hanno paura. Io adoro le donne, le capisco, le conosco. Sono più interessanti, più intelligenti, più divertenti, più belle: lo fotograferebbe lei un nudo di uomo?"
E come la mettiamo allora con gli uomini?
"Potrei avere amato le donne, ma mi piacciono gli uomini. Solo che non ce ne sono molti di così seducenti, forse gli abbiamo tolto troppo. E' una grande epoca per le donne. Anche se è più facile per alcune invece di altre che hanno ancora sulle spalle il lavoro, il bucato, uomini magari violenti".
Le sue foto appaiono molto costruite.
"Lo sono. Abbiamo lavorato, Bramly e io, con puntiglio. Ogni foto una scheda, la sceneggiatura, il casting tra centinaia di persone. Poi al momento di fotografare do un calcio a tutto, ma ci vuole prima una costruzione solida".
Un grosso lavoro.
"E un divertimento nel creare giochi artistici. Con la B e la R di Rose e B che sono anche le nostre iniziali. Con La sposa messa a nudo dai suoi scapoli scolpita da Duchamp in modo astratto ma realmente spogliata da me. Con la Parigi sconosciuta dell'Osservatorio, dei sotterranei del Palais de Tokyo o del Palais de Justice, i canali, la vista perfetta sul Sacro Cuore scovata andando a suonare come detective ai campanelli".
Con l'obiettivo fotografico tra sé e il mondo?
"Tra me e quello che non voglio vedere".

Bettina Rehms e Bramly al Museo Alinari
Bettina Rehms e Bramly al Museo Alinari

Bettina Rehms e Bramly al Museo Alinari
Bettina Rehms e Bramly al Museo Alinari
Bettina Rehms e Bramly al Museo Alinari
Bettina Rehms e Bramly al Museo Alinari