“Terra” come identità, come dimensione urbana densa di contraddizioni, come indagine al vetriolo sul quotidiano senza compiacimenti, come natura di cui si svelano inaspettate risorse. Sono i tanti aspetti che racconta la decima edizione di “Fotografia, Festival internazionale di Roma” fino al 23 ottobre negli spazi dei padiglioni del MacroTestaccio.
E sotto la direzione di Marco Delogu, la kermesse punta ad un tema sentimentale ma non retorico come “Motherland”, terra madre, rivolgendo le dovute attenzioni anche alle realtà di un’Italia che celebra quest’anno i 150 anni dell’Unità.
E si parte dalla capitale, con la nona edizione della Commissione Roma che chiama un illustre maestro dell’obiettivo a confrontarsi con la città eterna per una produzione inedita. Protagonista sarà il grande fotografo americano Alec Soth, originario del Minnesota, considerato uno dei pionieri della fotografia ontheroad. Il suo assolo, che prende ispirazione da un verso di John Keats, “La belle dame sans merci”, appare come un reportage attraverso la Roma “di mezzo”, quella silenziosa e nascosta, intima e semplice, ma raccontata con una sensibilità quasi poetica.
Sul filo rosso del rapporto tra i fotografi e le loro “motherlands” si orchestrano le tre collettive firmate dai curatori del festival, “Wherever I lay my camera down is home”, di Paul Wombell, “Datascapes” di Valentina Tanni che confronta Mathieu BernardReymond e Rick Silva, e “The place where I belong” di Marc Prust. Il suono dell’acqua (Mizu No Oto) diventa la trama sofisticata per immagini, tra gli altri, di Rinko Kawauchi e Asako Narahashi, mentre “New dutch storyteller” svela il talento di Willem Popelier, Anne Geene, Anna Dasovic e Rob Hornstra.
Grazie al Premio Iila FotoGrafia per la giovane fotografia latinoamericana, sfilerà il lavoro su Roma del vincitore dell’edizione 2010 Pablo Lopez Luz. Otto sono, poi, le personali di giovani fotografi emergenti e non, come Stefano Graziani e Valentina Vannicola. Dal Mattatoio, il festival si allarga a macchia d’olio in altre undici prestigiose sedi espositive, dal Palazzo delle Esposizioni all’Istituto di cultura giapponese, dal Bilotti, all’Auditorium.
Tra queste, spicca la personale di Antonio di Cecco all’Istituto Centrale per il catalogo foto dedicata a L’Aquila, e alla situazione del “cratere”, cioè dei paesini distrutti dal sisma. Confermata la sinergia con le Accademie internazionali, più un circuito di venti gallerie. E in collaborazione col festival, Repubblica.it lancia un concorso fotografico sul tema “Motherland”.
E sotto la direzione di Marco Delogu, la kermesse punta ad un tema sentimentale ma non retorico come “Motherland”, terra madre, rivolgendo le dovute attenzioni anche alle realtà di un’Italia che celebra quest’anno i 150 anni dell’Unità.
E si parte dalla capitale, con la nona edizione della Commissione Roma che chiama un illustre maestro dell’obiettivo a confrontarsi con la città eterna per una produzione inedita. Protagonista sarà il grande fotografo americano Alec Soth, originario del Minnesota, considerato uno dei pionieri della fotografia ontheroad. Il suo assolo, che prende ispirazione da un verso di John Keats, “La belle dame sans merci”, appare come un reportage attraverso la Roma “di mezzo”, quella silenziosa e nascosta, intima e semplice, ma raccontata con una sensibilità quasi poetica.
Sul filo rosso del rapporto tra i fotografi e le loro “motherlands” si orchestrano le tre collettive firmate dai curatori del festival, “Wherever I lay my camera down is home”, di Paul Wombell, “Datascapes” di Valentina Tanni che confronta Mathieu BernardReymond e Rick Silva, e “The place where I belong” di Marc Prust. Il suono dell’acqua (Mizu No Oto) diventa la trama sofisticata per immagini, tra gli altri, di Rinko Kawauchi e Asako Narahashi, mentre “New dutch storyteller” svela il talento di Willem Popelier, Anne Geene, Anna Dasovic e Rob Hornstra.
Grazie al Premio Iila FotoGrafia per la giovane fotografia latinoamericana, sfilerà il lavoro su Roma del vincitore dell’edizione 2010 Pablo Lopez Luz. Otto sono, poi, le personali di giovani fotografi emergenti e non, come Stefano Graziani e Valentina Vannicola. Dal Mattatoio, il festival si allarga a macchia d’olio in altre undici prestigiose sedi espositive, dal Palazzo delle Esposizioni all’Istituto di cultura giapponese, dal Bilotti, all’Auditorium.
Tra queste, spicca la personale di Antonio di Cecco all’Istituto Centrale per il catalogo foto dedicata a L’Aquila, e alla situazione del “cratere”, cioè dei paesini distrutti dal sisma. Confermata la sinergia con le Accademie internazionali, più un circuito di venti gallerie. E in collaborazione col festival, Repubblica.it lancia un concorso fotografico sul tema “Motherland”.
