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mercoledì 21 settembre 2011

Leni Riefenstahl

Helene Bertha Amalia Riefenstahl detta Leni (Berlino, 22 agosto 1902 – Pöcking, 8 settembre 2003) è stata una regista, attrice e fotografa tedesca. Celebre soprattutto come autrice di film e documentari che esaltano il regime nazista e che le assicurarono una posizione di primo piano nella cinematografia tedesca del suo tempo. In seguito autrice di opere sulle culture tradizionali africane e sulla biologia marina.

La sua adesione al nazionalsocialismo fu caratterizzata dall'amicizia e reciproca stima con Adolf Hitler e dalla condivisione dell’estetica nazista, che contribuì a sviluppare e a cui diede espressione visiva. I contrasti con alcuni gerarchi nazisti, soprattutto con il ministro della propaganda Joseph Goebbels, la spinsero a una progressiva autonomia dal NSDAP.

Sebbene la sua arte abbia avuto una forte connotazione propagandistica, nei suoi film non sono presenti gli elementi antisemiti e razzisti che invece permeano le opere di Goebbels e Julius Streicher.

La sua dimensione artistica non può essere ridotta a quella politica: la sua personalità anticonformista non corrisponde al modello femminile nazista e la sua influenza culturale, le sue innovazioni tecniche e il suo prestigio sopravvissero alla caduta del regime e le permisero di minimizzare il suo passato nazista (che comunque le impedì a lungo di lavorare), riaffiorato negli anni ottanta nella causa legale contro la regista tedesca Nina Gladitz.
Ballerina ed attrice

Leni Riefenstahl nacque a Berlino nel 1902. Il padre, Alfred Theodor Paul Riefenstahl, era un imprenditore di successo e avrebbe voluto per lei un futuro nell'azienda di famiglia. La madre, Bertha Scherlach, ne intuì presto il talento artistico e l’avviò alla danza, alla pittura e al teatro di nascosto dal marito, che non riteneva l’arte e lo spettacolo dei “mestieri seri”. A 16 anni la Riefenstahl si iscrisse alla Grimm-Reiter School di Berlino: la sua passione non poté più essere nascosta, causando una grave crisi coniugale. Il padre non credeva nel talento della figlia e la iscrisse alla Kunstakademie (Accademia di Belle Arti) di Berlino, una delle più prestigiose della città, sperando che ne mettesse in luce le lacune, inducendola a seguire la volontà paterna. Al contrario la Riefenstahl si rivelò una delle allieve più promettenti e nel 1921 decise di lasciare la sua casa a causa dei contrasti con il padre. Studiò il balletto russo con Eugenie Eduardova e la danza contemporanea sotto la direzione di Mary Wigman.

Divenne un'affermata ballerina: tra il 1923 ed il 1924 fu ingaggiata da Max Reinhardt per il Deutsches Theater (dove ebbe modo di conoscere il Kammerspiel) e partecipò a tournée in diverse città europee. La fragilità articolare la rendeva però soggetta a frequenti infortuni: uno al ginocchio durante una tournée a Praga nel 1924 interruppe la sua carriera. L'infortunio non le impedì di fare la sua prima esperienza cinematografica, apparendo nel film finlandese Wege zu Kraft und Schönheit - Ein Film über moderne Körperkultur (Le vie della forza e della bellezza - Un film sull'educazione fisica moderna) del 1925.

Tornata a Berlino per visite mediche, la Riefenstahl assistette alla proiezione del film Der Berg des Schickals (La montagna del destino), un film sulle Dolomiti del regista tedesco Arnold Fanck, un pioniere del "cinema di montagna". Rimase affascinata dalle possibilità di questo genere cinematografico che all'epoca riscuoteva un buon successo. Per circa un anno fece un lungo viaggio sulle Alpi nella speranza di incontrare Fanck ed ottenere un ruolo nel suo prossimo film. Incontrò invece Luis Trenker, un attore italiano sudtirolese, che aveva lavorato con Fanck e che la segnalò al regista.

Nel 1926 ottenne il suo primo ruolo da protagonista nel film Der Heilige Berg (La montagna sacra) e divenne rapidamente la star di numerosi film diretti da Fanck, presentandosi come una giovane donna atletica ed avventurosa dotata di un suggestivo appeal. La sua carriera di attrice di film muti fu prolifica, tanto da guadagnarle in Germania una discreta fama e la considerazione di registi e appassionati di cinema. Nel 1930 concorse al ruolo di protagonista per Der Blaue Engel (L'angelo azzurro), ma il regista Josef von Sternberg le preferì Marlene Dietrich. Si trovò a suo agio anche col cinema sonoro.

La collaborazione con Fanck le permise un utile apprendistato nella regia, nel montaggio e nella fotografia. Das blaue Licht del 1932 fu il primo film diretto dalla Riefenstahl in un periodo nel quale la regia era affidata quasi esclusivamente ad uomini. Fu anche coautice della sceneggiatura, attrice protagonista e produttrice tramite la sua casa di produzione cinematografica, la Leni Riefenstahl Productions. Das blaue Licht (letteralmente "La luce blu", distribuito in Italia come La bella maledetta) fu menzionato nel 1934 tra i migliori film stranieri dell'anno dal National Board of Review of Motion Pictures.

L'ultima interpretazione nel "cinema di montagna" fu come protagonista di SOS Eisberg (SOS iceberg). Girato nel 1933 contemporaneamente nella versione tedesca diretta da Fanck e in quella inglese diretta da Tay Garnett, e distribuito da Universal Studios, è l'unico film in cui la Riefenstahl recitò in una lingua diversa dal tedesco. Rifiutò la proposta di trasferirsi a Hollywood, preferendo rimanere in Germania.

Nel 1928 la Riefenstahl aveva accompagnato Fanck ai Giochi olimpici invernali di St. Moritz, interessandosi alla fotografia e cinematografia sportiva.
Regista del nazismo
Der Sieg des Glaubens

La Riefenstahl lesse Mein Kampf durante la lavorazione di Das blaue Licht e ascoltò nel 1932 un discorso di Hitler tenuto durante un raduno elettorale del NSDAP, rimanendo folgorata dalla violenta oratoria del Führer. Scrisse a Hitler, chiedendogli un incontro. Hitler assistette a una proiezione di Das blaue Licht e ne rimase favorevolmente impressionato. Il Führer si reputava un artista, ma era ignorato dai circoli culturali tedeschi e vide in lei chi avrebbe potuto creare l'immagine di una Germania wagneriana che emanasse bellezza, potenza, forza da utilizzare a fini propagandistici in patria ed all'estero.
Adolf Hitler e Leni Riefenstahl

L'attrazione reciproca portò a un incontro tra i due: Hitler chiese alla Riefenstahl di girare un cortometraggio in occasione del congresso del partito (Reichsparteitag), che si sarebbe tenuto a Norimberga nel settembre 1933 per celebrare l'ascesa al potere dei nazisti (Machtergreifung). Il film, dal titolo Der Sieg des Glaubens (La vittoria della fede), fu reputato un capolavoro da Hitler che però, dopo la "Notte dei lunghi coltelli", ne ordinò il ritiro e la distruzione di tutte le copie.

Nel giugno del 1934 il presidente Paul von Hindenburg e l'esercito (Reichswehr) pretesero da Hitler la liquidazione delle Sturmabteilung (SA), le camicie brune guidate da Ernst Röhm. Joseph Goebbels, Reinhard Heydrich, ma soprattutto Hermann Göring ed Heinrich Himmler ne approfittarono per sbarazzarsi di Röhm, fornendo a Hitler il pretesto per agire contro l'ala più estremista del partito. Tra il 29 ed il 30 giugno 1934 le SS di Himmler, la Gestapo di Göring e il Sicherheitsdienst (SD) di Heydrich epurarono Röhm e gli altri dirigenti delle SA, ai quali Hitler, Göring e Himmler aggiunsero oppositori politici, critici del nazismo e molti dei loro nemici personali. Der Sieg des Glaubens conteneva molte scene di Röhm, spesso ripreso insieme al Führer, e di altri capi delle SA, prima osannati dai nazisti e divenuti ora "innominabili".

È sopravvissuta una copia di Der Sieg des Glaubens, ora conservata dal Bundesarchiv-Filmarchiv di Berlino. Fu fatta dalla Riefenstahl probabilmente nell'aprile del 1934, durante una sua visita alle maggiori università inglesi per dei dibattiti sulle tecniche cinematografiche.
Triumph des Willens

Hitler propose alla Riefenstahl di girare un nuovo film in occasione del successivo raduno del settembre 1934. La Riefenstahl inizialmente non fu disponibile: non voleva girare un altro film per il NSDAP e preferiva lavorare alla trasposizione cinematografica di Tiefland, un'opera del 1903 di ambientazione spagnola del compositore tedesco Eugen d'Albert (tra le preferite di Hitler), per la cui produzione aveva già ricevuto finanziamenti da privati. Quando la Riefenstahl dovette abbandonare il progetto a causa della difficile situazione politica della Spagna, che di lì a poco sarebbe sfociata nella guerra civile, Hitler riuscì a convincerla, a condizione che fosse l'ultimo film per il partito. La Riefenstahl temeva che la sua identificazione con la propaganda nazista divenisse un ostacolo alla sua carriera di attrice.

Triumph des Willens ("Il trionfo della volontà", il titolo fu scelto da Hitler) è considerato un classico dei film di propaganda politica per l'efficacia nel glorificare la figura del Führer, nuovo messia del popolo tedesco. L'innovativa regia della Riefenstahl, che poté disporre della quasi totalità degli operatori cinematografici tedeschi e si avvalse di teleobiettivi e grandangoli, riuscì a trasmettere agli spettatori un epico senso di potenza attraverso inquadrature panoramiche di sterminate masse d'uomini marcianti in formazioni rigidamente inquadrate, accompagnate da una musica wagneriana travolgente. Estratti dei discorsi tenuti da Hitler e dagli altri gerarchi nazisti intervallano e si fondono con l'incalzare delle immagini, che enfatizzano le scenografie imponenti realizzate per il congresso dall'architetto Albert Speer, destinato a diventare negli anni successivi uno dei più importanti leader nazisti.

Lodato da Hitler come «incomparabile glorificazione della potenza e della bellezza del nostro movimento nazionalsocialista», Triumph des Willens vinse tra gli altri il Gran Premio all'Esposizione internazionale Arts et Techniques dans la Vie moderne di Parigi del 1937: la Riefenstahl fu la prima regista donna a ricevere riconoscimenti internazionali.
Tag der Freiheit - Unsere Wehrmacht

La Riefenstahl tornò a Norimberga anche per il raduno del NSDAP del settembre del 1935, che aveva per tema la libertà del popolo tedesco, intesa come reintroduzione della coscrizione obbligatoria e creazione di un nuovo potente esercito, la Wehrmacht, istituita il 16 marzo di quell'anno in violazione alle clausole del trattato di Versailles del 1919. Triumph des Willens aveva provocato il risentimento dei generali del Reichswehr, che si sentirono esclusi dalle riprese: in effetti il film contiene solo un breve spezzone relativo alle manovre dell'esercito. Hitler, desideroso di smorzare le polemiche, propose alla Riefenstahl di montare alcune scene aggiuntive che avrebbero dovuto mostrare la potenza del "nuovo" esercito tedesco. La Riefenstahl rifiutò il consiglio di Hitler e girò un cortometraggio interamente dedicato alle forze armate che prese il titolo di Tag der Freiheit - Unsere Wehrmacht (I giorni della libertà - Il nostro esercito).

In occasione del raduno del 1935 vennero promulgate le leggi razziali antisemite che presero appunto il nome di leggi di Norimberga e che rappresentarono una fondamentale tappa nel processo che condusse all'Olocausto negli anni successivi. Forse per questo la Riefenstahl negò l'esistenza del cortometraggio, finché una sua copia non fu scoperta nel 1971.
Olympia

Nel 1936 Hitler affidò alla Riefenstahl la realizzazione di un film celebrativo delle Olimpiadi di Berlino. Timorosa di eventuali interferenze creative da parte, soprattutto, del potente ministro della Propaganda Goebbels, con cui i rapporti, inizialmente buoni, si erano guastati dai tempi di Triumph des Willens, ella chiese ed ottenne di poter produrre direttamente il film - a differenza di quanto era avvenuto con quelli precedenti girati a Norimberga e prodotti dallo NSDAP.
Leni Riefenstahl durante le riprese di Olympia dietro all'operatore Walter Frentz

La Riefenstahl dedicò quasi due anni di lavoro alla selezione delle scene e al montaggio, visionando oltre 400.000 metri di pellicola. Il risultato finale è quello che è considerato il film più importante della regista e uno dei migliori film dedicati allo sport: Olympia. In Olympia vengono ripresi i temi cari alla Riefenstahl: le grandi masse, l'esaltazione della corporeità e della bellezza dello sportivo, la musica travolgente, l'espressione della forza e della dinamicità del gesto atletico catturato dal dolly montato su rotaie e dallo slow-motion. Sono temi tipici anche dell'estetica nazista e il film, nonostante riguardi la storia e lo svolgimento delle Olimpiadi di Berlino del 1936, aveva anche scopi propagandistici in favore del regime hitleriano, che peraltro sfruttò l'intero evento olimpico come cassa di risonanza per mostrare al mondo gli aspetti più benevoli e presentabili della "nuova" Germania (durante le Olimpiadi cessarono le persecuzioni antisemite). La Riefenstahl scartò tutti i filmati, ancora conservati, in cui appariva un'immagine di Hitler diversa da quella della propaganda del Partito.

La relativa libertà creativa che la Riefenstahl pretese le permise di riprendere atleti di ogni nazione e di dedicare all'afro-americano Jesse Owens, l'atleta più rappresentativo delle Olimpiadi del 1936, una cospicua parte del girato, nonostante i richiami di Goebbels che avrebbe voluto celebrare i trionfi della razza ariana e non certo quelli di un atleta di colore. Il primo piano dedicato all'espressione di disappunto mostrata da Hitler per la vittoria di Owens nel salto in lungo è per alcuni l'espressione del tacito dissenso della Riefenstahl sulle dottrine razziali naziste.

Olympia vinse la Coppa Mussolini come miglior film alla 6ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia del 1938, ma vanno segnalate le forti pressioni politiche del regime fascista sulla giuria internazionale. Il tour promozionale negli Stati Uniti iniziò poco dopo la Notte dei cristalli (il pogrom condotto dai nazisti tra il 9 e il 10 novembre 1938) e la Riefenstahl dovette affrontare l'ostilità della stampa, della Anti-Nazi League e di Hollywood, alimentate da Fritz Lang e dagli altri cineasti tedeschi espatriati a causa del nazismo. Le contestazioni non le impedirono di incontrare Walt Disney (che in seguito si giustificò dicendo di non sapere esattamente chi ella fosse) e di organizzare una proiezione privata per una cinquantina tra critici e addetti ai lavori. Nonostante la critica entusiasta del Los Angeles Times, non riuscì a far distribuire il film negli USA.
Tra guerra e cinema

Allo scoppio della seconda guerra mondiale (1º settembre 1939) Leni Riefenstahl stava lavorando al progetto di Penthesilea, un film tragico basato sull'opera del drammaturgo tedesco Heinrich von Kleist. Un progetto molto costoso, di cui Hitler aveva garantito personalmente il finanziamento, assicurando alla regista una totale indipendenza da Goebbels. Il conflitto portò all'accantonamento del film, che prevedeva scene in paesi ormai in guerra con la Germania. Tra questi la Libia: per le scene nel deserto la Riefenstahl aveva già preso accordi con il governatore generale, il gerarca fascista Italo Balbo, che conosceva dal 1932.

Si trasferì in Polonia come corrispondente di guerra al seguito delle truppe tedesche, per documentarne la vittoriosa avanzata. Il 12 settembre assistette all’eccidio di Końskie: 30 civili ebrei furono uccisi per rappresaglia a un presunto attacco a soldati tedeschi. Ne fu sconvolta, ma il 5 ottobre filmò ugualmente Hitler e la Wehrmacht che sfilavano vittoriosi a Varsavia. Lasciò la Polonia poco dopo con il desiderio di tornare al suo cinema.

All’inizio del 1940 riprese la produzione di Tiefland (Bassopiano). Girò gli esterni a Krün, e gli interni nei dintorni di Berlino (1942) ed a Praga (1944), ma la sconfitta della Germania le impedì di montare e distribuire il film.

Il 14 giugno 1940 la Wehrmacht occupò Parigi, dichiarata città aperta dal governo francese. La Riefenstahl inviò a Hitler un telegramma di felicitazioni. L’amicizia della Riefenstahl con il Führer durò 12 anni, sollevando voci di una relazione tra i due o di una sua attrazione sentimentale per Hitler. L’ultimo loro incontro avvenne il 30 marzo 1944: il rapporto s’incrinò pochi mesi dopo, quando il fratello della regista, Heinz, morì sul fronte russo.

Il 21 marzo 1944 la Riefenstahl sposò il maggiore Peter Jacob, da cui divorziò nel 1946.

Dopo il crollo del fronte occidentale nella primavera del 1945 la Riefenstahl lasciò Berlino nel tentativo di raggiungere la madre. Più volte arrestata dalle truppe americane ed evasa, si consegnò ai soldati americani che avevano circondato la sua casa materna. Trascorse tre anni fra la detenzione in carcere e gli arresti domiciliari, intervallati da un ricovero per depressione, sotto la custodia prima degli americani, poi dei francesi.
Un difficile dopoguerra

Nel gennaio del 1946 gli Alleati avviarono il programma di denazificazione (Entnazifizierung). La regista fu processata quattro volte per le sue attività filonaziste e sempre assolta, perché giudicata non coinvolta in attività di guerra o di sterminio. Dal 1949 il cancelliere tedesco Konrad Adenauer aveva comunque promosso la cosiddetta inversione del processo di denazificazione, varando una serie di leggi di amnistia.

La Riefenstahl non riuscì a giovarsi del nuovo clima per l'attenzione della stampa al suo passato nazista. Nel 1948 il quotidiano francese France Soir e quello tedesco Wochenende pubblicarono un presunto diario di Eva Braun, che conteneva dettagli imbarazzanti sul rapporto tra la Riefenstahl e Hitler. Era stato il suo vecchio amico e collega Luis Trenker a cedere il diario, assicurando che gli era stato affidato personalmente dalla defunta amante del Führer. Una sentenza del tribunale di Monaco di Baviera stabilì che era un falso.

Nel 1949 la rivista tedesca Revue pubblicò una foto delle riprese di Tiefland (Bassopiano), che mostrava l'impiego come comparse di internati nei campi di concentramento. La stessa rivista pubblicò nel 1952 un articolo in cui attribuiva alla Riefenstahl un qualche ruolo nell'eccidio di Końskie. La regista vinse entrambe le cause legali che intentò contro Revue facendo valere i verdetti dei processi di denazificazione, ma la sua reputazione ne fu ulteriormente segnata.

Le divenne molto difficile lavorare a nuovi film. Tra il 1950 e il 1952 scrisse la sceneggiatura e sviluppò il progetto de "I Diavoli rossi", per il quale contattò Vittorio de Sica (che avrebbe dovuto esserne il protagonista) e Roberto Rossellini. Nel 1952 lavorò alla riedizione di Das blaue Licht, che riscosse un buon successo. Nel 1954 terminò il montaggio di Tiefland, i cui negativi le erano stati sequestrati dalle truppe francesi nel 1946 e che aveva riottenuto parzialmente danneggiati dopo anni di cause legali. Il film fu ammesso al 7º Festival Internazionale del Cinema di Cannes, ma solo fuori concorso e solo grazie all'amicizia e alle pressioni di Jean Cocteau, che presiedeva la giuria di quella edizione.

Nel 1959 la retrospettiva "Cinema su Venezia, 1932-1939" della 24ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia ripropose Olympia e altri suoi film.
Fotografa e documentarista

Durante gli anni sessanta viaggiò più volte in Africa, dove si dedicò alla fotografia e allo studio della cultura Nuba in Sudan. Ne trasse due raccolte fotografiche, pubblicate nel 1974 e nel 1976 con grande successo, nonostante qualche critico riferimento al suo passato nazista. Nel 1972 fu una dei fotografi accreditati alle Olimpiadi di Monaco e nel 1976 fu ospite d'onore ai Giochi di Montreal.

Nel 1973, a 71 anni, prese il brevetto di diving e realizzò una serie di reportage fotografici subacquei, dedicati in particolare alle barriere coralline, pubblicati nel 1978 e nel 1992.

Nel 1982 la regista tedesca Nina Gladitz girò il film Zeit des Schweigens und der Dunkelheit (Tempo del silenzio e della tenebra), un documentario dedicato alla realizzazione di Tiefland. Negli anni quaranta per le riprese del film (ambientato in Spagna, ma girato nei pressi di Salisburgo) la Riefenstahl ottenne come comparse alcuni bambini rom, per lo più di etnia sinti, detenuti nel vicino lager di Maxlan-Leopoldskron e di Marzahn, ai quali furono restituiti dopo le riprese per essere avviati ad Auschwitz e in altri campi di sterminio, dove quasi tutti trovarono la morte. Dopo la guerra la Riefenstahl dichiarò di aver creduto che Maxglan-Leopoldskron fosse un campo di accoglienza per i nomadi, di ignorare la sorte che li attendeva, che a quei bambini non accadde nulla e che anzi ella stessa li aveva incontrati dopo la guerra in buona salute.

Nina Gladitz raccolse le testimonianze dei pochi sopravvissuti e documentò che la Riefenstahl era consapevole che Maxglan-Leopoldskron fosse un lager: i bambini le furono concessi tramite un contratto, nel quale figuravano le autorità delle SS adibite al controllo del campo. La Gladitz fu citata in giudizio dalla Riefenstahl per diffamazione: il processo, durato quattro anni, si concluse con la vittoria della Gladitz, che però fu a lungo ostracizzata dalla cinematografia tedesca.

Nel 2002 Leni Riefenstahl realizzò il suo ultimo film, un documentario di riprese sottomarine: Impressionen unter Wasser (Meraviglie sott'acqua).

All'inizio del 2003, a centouno anni, si sposò con il suo collaboratore Horst Kettner, di quarant'anni più giovane di lei. L'8 settembre 2003 morì nella sua casa di Pöcking (Baviera) all'età di centouno anni.