Gianni Berengo Gardin è uno dei grandi autori della fotografia italiana. Da oltre cinquant’anni racconta con sguardo onesto e partecipe la trasformazione del nostro Paese e della società contemporanea. A partire da Venezia, città della sua giovinezza e soggetto dei suoi primi successi nella fotografia, Berengo Gardin rievoca i momenti vissuti e i suoi tanti reportages, che lo hanno visto affrontare temi come la vita negli ospedali psichiatrici prima della legge Basaglia, il movimento del 1968, gli zingari, le donne, il lavoro. Giampiero D’Angeli lo segue in camera oscura e nel suo lavoro sul campo, per accorgersi che, al di là delle questioni formali e della composizione perfetta delle sue immagini, Berengo Gardin mette al primo posto il profondo rispetto per le persone e per le loro storie.
“Gianni Berengo Gardin è prima di tutto il ritratto di un uomo. Un uomo modesto, acuto e sensibile che con il suo lavoro ha ottenuto il successo internazionale ed è considerato da molti il più rappresentativo fotografo italiano. Realizzare questo film è stata un’occasione unica di entrare nel suo spazio creativo e personale. Ho tentato di farlo senza essere invadente, partendo da gesti minimi, lasciando molto spazio alle sue parole, ai suoi sguardi. Ho cercato anch’io, come Berengo Gardin, di mettere sullo stesso piano l’occhio, il cuore e la mente, secondo l’insegnamento di Henri Cartier-Bresson. Spero che il film esprima almeno un poco l’emozione di questo incontro.” (Giampiero D’Angeli)
Biografia dell'autore:
Gianni Berengo Gardin nasce a Santa Margherita Ligure nel 1930 e ha iniziato dal 1954 ad occuparsi di fotografia. Inizia la sua carriera di fotoreporter, nel 1965 quando lavora per Il Mondo di Mario Pannunzio. Negli anni a venire collabora con le maggiori testate nazionali e internazionali come Domus, Epoca, Le Figaro, L'Espresso, Time, Stern.
Il suo modo caratteristico di fotografare, il suo occhio attento al mondo e alle diverse realtà, dall'architettura al paesaggio, alla vita quotidiana, gli hanno decretato il successo internazionale e lo rendono un fotografo molto richiesto anche nel mercato della comunicazione d'immagine.
Molte delle più incisive fotografie pubblicitarie utilizzate negli ultimi cinquant'anni provengono dal suo archivio. Procter & Gamble e Olivetti più volte hanno usato le sue foto per promuovere la loro immagine. La sua amicizia con l'architetto Carlo Scarpa gli ha permesso di documentare alcune opere di quest'ultimo, come la tomba Brion vicino Treviso.
Berengo Gardin ha esposto le sue foto in centinaia di mostre che hanno celebrato il suo lavoro e la sua creatività in diverse parti del mondo: il Museum of Modern Art di New York, la George Eastman House di Rochester, la Biblioteca Nazionale di Parigi, gli Incontri Internazionali di Arles, il Mois de la Photo di Parigi, le gallerie FNAC.
L'8 Settembre 1981 si trova a Ulassai per documentare l'operazione Legarsi alla montagna di Maria Lai, un'operazione che segnerà negli anni a seguire un importante spartiacque dell'arte contemporanea, alcune fotografie sue di quell'evento sono parte integrante della collezione della Fondazione Stazione dell'arte di Ulassai.
Nel 1991 una sua importante retrospettiva è stata ospitata dal Museo dell'Elysée a Losanna e nel 1994 le sue foto sono state incluse nella mostra dedicata all'Arte Italiana al Guggenheim Museum di New York. Ad Arles, durante gli Incontri Internazionali di Fotografia, ha ricevuto l'Oskar Barnack - Camera Group Award.
Gianni Berengo Gardin ha pubblicato 210 libri fotografici. Tra gli altri, Venise des Saisons, Morire di classe (con Carla Cerati), L'occhio come mestiere, Toscana, Francia, Gran Bretagna, Roma, Dentro le case, Dentro il lavoro, Scanno, Il Mondo, Un paese vent'anni dopo (con Cesare Zavattini), In treno attraverso l'Italia (con Ferdinando Scianna e Roberto Koch), fino al grande libro antologico dal titolo Gianni Berengo Gardin Fotografo (1990), Reportage in Sardegna 1968/2006 (Imago edizioni 2006).
Qualche anno fa ha dedicato il suo lavoro alle comunità di zingari in Italia e il libro Disperata Allegria - vivere da Zingari a Firenze ha vinto nel 1994 l'Oscar Barnack Award. Il suo ultimo libro è Italiani (Federico Motta Editore, 1999).
Le sue ultime mostre sono state a New York (1999 - Leica Gallery) e in Germania (2000). Nel 2005 la Federazione Italiana Associazioni Fotografiche gli ha dedicato una monografia della collana "Grandi Autori". Nel novembre 2007, sempre la FIAF, ha editato la monografia "L'Abruzzo dei fotografi", che ospita (anche in copertina) dieci sue immagini dell'Aquila ed un'intervista.
Nel dicembre 2007, in occasione del Lucca Digital Photo Festival, ha esposto a Lucca il suo ultimo lavoro "Aiutiamo la Casa del Sole".
Gianni Berengo Gardin vive ora a Milano ed è membro dell'importante agenzia fotografica Contrasto dal 1990 ed è inoltre membro del circolo "La gondola" di Venezia.
Il 18 ottobre 2008 gli è stato assegnato il premio Lucie Award alla carriera, quale massimo riconoscimento per i suoi meriti fotografici, mentre una personale in suo onore è stata allestita nell'autunno dello stesso anno a Palazzo Pichi Sforza di Sansepolcro (AR). Di notevole spessore i suoi scatti nello studio bolognese di Via Fondazza del pittore ed incisore Giorgio Morandi, ripubblicati in una raccolta uscita nel Gennaio 2009 a cura della casa editrice Charta. A Maggio 2009 all’Università Statale di Milano gli è stata conferita la Laurea honoris causa in Storia e Critica dell’Arte. Sempre nel 2009 pubblica con Allemandi & C. "Reportrait. Incursioni di un reporter nel mondo della cultura" (con Flavio Arensi), in cui presenta oltre duecento ritratti inediti di artisti, intellettuali, scrittori, architetti. Per la prima volta, dunque, non la gente comune ma i personaggi, da Warhol a Zavattini, da Pasolini a Piano incontrati nella sua lunga carriera di reporter. Nel Maggio 2009 la Mostra omonima è ospitata ad Orta S.Giulio (No), sul Lago d'Orta. Sempre Allemandi pubblica un libro dedicato dal fotografo al lavoro di Mimmo Paladino.
Lunedì 17 agosto 2009 a Porretta Terme è stata inaugurata la mostra fotografica “La Porrettana in cinque amici”. Le immagini ritraggono la prima “strada ferrata” che attraversò l’Appennino collegando Bologna con Pistoia com'è oggi, soffermandosi lungamente sui luoghi che la ferrovia Porrettana attraversa e sulle persone che lì vivono. Con lui espongono Mosè Norberto Franchi, Davide Ortombina, Donatella Pollini, Massimo Zanti. Dal lavoro è stato tratto anche un catalogo a tiratura limitata. Ha lavorato in Italia e all'estero trascorrendo lunghi periodi a Roma, Parigi e in Svizzera.