Fino al 31 gennaio 2010
Milano, Palazzo della Ragione, piazza Mercanti 1
Orari: Da martedì a domenica h 9.30 - 19.30. Giovedì h 9.30 - 22.30. Lunedì h 14.30 - 19.30
INFO:
tel. 02.43353522
servizi@civita.it
"La mostra propone un'eccezionale raccolta di quasi 200 scatti che accompagnano il visitatore in un racconto che si snoda in un percorso dove volti, colori, paesaggi e luci, pervasi da una magica atmosfera, segnano l'identità di paesi come l'Afghanistan, l'India, il Tibet, la Birmania, colti attraverso l'obiettivo di uno dei maestri del fotogiornalismo, premiato già due volte con il World Press Photo Awards, il premio Nobel della fotografia.
La mostra è la narrazione del viaggio silenzioso che Steve McCurry ha più volte intrapreso nel Sud e nell'Est del mondo dove si è trasformato in osservatore per renderci testimoni di luoghi che sembrano non incrociare il nostro sguardo.
La sequenza di immagini presentata nella mostra SUD-EST - per Steve McCurry - evoca l'ampio mosaico dell'esperienza umana e i miei incontri casuali con sagome e ombre, acqua e luce. Ho voluto trasmettere al visitatore il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, durante i miei viaggi, quando la sorpresa dell'essere estraneo si mescola alla gioia della familiarità.
Come sottolinea Tanja Solci, curatrice della mostra, è in scena l'anima di un grande artista che nel suo percorso creativo e professionale ha avuto la straordinaria capacità di entrare ed uscire dalla tragedia della guerra, uno scatto diventa simbolo di un momento storico, un ritratto acquista la forza di un'icona sacra. E se per un istante fossero i protagonisti di queste immagini a guardare noi?
Il percorso espositivo rompe il tradizionale rapporto frontale con il visitatore: nel suggestivo allestimento di Peter Bottazzi metaforici rami di alberi intorno ai quali ragazze afgane, monaci, bambini tibetani si animano in una fitta foresta dove tutto è sospeso, dove si arrivano a percepire i rumori e gli odori del luoghi rappresentati. Si diventa scorci di realtà, mescolandosi alla bellezza del racconto fotografico e del mondo incontrato da McCurry.
Il percorso espositivo di Sud Est è articolato in sei sezioni tematiche.
L'altro presenta una delle cifre più caratteristiche dell'arte di McCurry: i volti di Steve McCurry ci parlano di vite, luoghi, emozioni catturati in uno luogo remoto e liberati altrove. La bellezza, l'eleganza, la dignità superano il tempo e lo spazio in cui si manifestano e raccontano in un linguaggio universale e immediato la complessa esperienza umana.
Il protagonista invisibile della sezione successiva è il silenzio, materia sottile capace di esaltare i momenti di intimità e di raccoglimento dell'uomo davanti alla grandiosità della natura e al mistero del vivere quotidiano. Tema portante è il viaggio, non solo nei paesi che l'artista ha percorso ma anche lo stupore di fronte al rapporto dell'essere umano con l'Assoluto.
Tornando da un viaggio in Tibet, era il 10 settembre 2001, Steve McCurry assiste il giorno dopo, dalla finestra del suo studio di New York, alla distruzione delle Torri Gemelle. Un passaggio improvviso e scioccante, che introduce alla sezione dedicata alla Guerra, dove le fotografie rappresentano la tragedia, il dramma dell'umanità contro l'umanità. Una tragedia è colma di "poesia", dove il dolore viene trasfigurato dall'armonia delle immagini.
L'uscita dalla guerra è nella Gioia, immortalata da Steve McCurry in scenari di allegria, intensità di colori, vita che scorre e fluisce. Il quotidiano riemerge dalla polvere della guerra, la normalità come un lampo nei gesti di una mano, nell'immediatezza di sorriso.
La quinta sezione, dedicata all'Infanzia, riporta lo spettatore a riflettere su uno dei temi più drammatici della storia dell'umanità: lo sfruttamento dei bambini e la piaga dei bambini-soldato. Le sue fotografie sono capaci di far convivere lo stupore con la paura, la solitudine con la necessità di assumere un comportamento adulto.
La mostra si conclude con la sezione dedicata alla Bellezza, nella quale si incontrano tre ritratti di giovani ragazze, tra cui il celebre scatto della bambina afgana dagli occhi verdi, diventata ormai un'icona dell'opera di McCurry e della fotografia contemporanea.
Ad arricchire il percorso un ulteriore sezione dedicata ai "cortometraggi" dove sequenza ininterrotte di fotografie compongono narrazioni di vita e di umanità."
Milano, Palazzo della Ragione, piazza Mercanti 1
Orari: Da martedì a domenica h 9.30 - 19.30. Giovedì h 9.30 - 22.30. Lunedì h 14.30 - 19.30
INFO:
tel. 02.43353522
servizi@civita.it
"La mostra propone un'eccezionale raccolta di quasi 200 scatti che accompagnano il visitatore in un racconto che si snoda in un percorso dove volti, colori, paesaggi e luci, pervasi da una magica atmosfera, segnano l'identità di paesi come l'Afghanistan, l'India, il Tibet, la Birmania, colti attraverso l'obiettivo di uno dei maestri del fotogiornalismo, premiato già due volte con il World Press Photo Awards, il premio Nobel della fotografia.
La mostra è la narrazione del viaggio silenzioso che Steve McCurry ha più volte intrapreso nel Sud e nell'Est del mondo dove si è trasformato in osservatore per renderci testimoni di luoghi che sembrano non incrociare il nostro sguardo.
La sequenza di immagini presentata nella mostra SUD-EST - per Steve McCurry - evoca l'ampio mosaico dell'esperienza umana e i miei incontri casuali con sagome e ombre, acqua e luce. Ho voluto trasmettere al visitatore il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, durante i miei viaggi, quando la sorpresa dell'essere estraneo si mescola alla gioia della familiarità.
Come sottolinea Tanja Solci, curatrice della mostra, è in scena l'anima di un grande artista che nel suo percorso creativo e professionale ha avuto la straordinaria capacità di entrare ed uscire dalla tragedia della guerra, uno scatto diventa simbolo di un momento storico, un ritratto acquista la forza di un'icona sacra. E se per un istante fossero i protagonisti di queste immagini a guardare noi?
Il percorso espositivo rompe il tradizionale rapporto frontale con il visitatore: nel suggestivo allestimento di Peter Bottazzi metaforici rami di alberi intorno ai quali ragazze afgane, monaci, bambini tibetani si animano in una fitta foresta dove tutto è sospeso, dove si arrivano a percepire i rumori e gli odori del luoghi rappresentati. Si diventa scorci di realtà, mescolandosi alla bellezza del racconto fotografico e del mondo incontrato da McCurry.
Il percorso espositivo di Sud Est è articolato in sei sezioni tematiche.
L'altro presenta una delle cifre più caratteristiche dell'arte di McCurry: i volti di Steve McCurry ci parlano di vite, luoghi, emozioni catturati in uno luogo remoto e liberati altrove. La bellezza, l'eleganza, la dignità superano il tempo e lo spazio in cui si manifestano e raccontano in un linguaggio universale e immediato la complessa esperienza umana.
Il protagonista invisibile della sezione successiva è il silenzio, materia sottile capace di esaltare i momenti di intimità e di raccoglimento dell'uomo davanti alla grandiosità della natura e al mistero del vivere quotidiano. Tema portante è il viaggio, non solo nei paesi che l'artista ha percorso ma anche lo stupore di fronte al rapporto dell'essere umano con l'Assoluto.
Tornando da un viaggio in Tibet, era il 10 settembre 2001, Steve McCurry assiste il giorno dopo, dalla finestra del suo studio di New York, alla distruzione delle Torri Gemelle. Un passaggio improvviso e scioccante, che introduce alla sezione dedicata alla Guerra, dove le fotografie rappresentano la tragedia, il dramma dell'umanità contro l'umanità. Una tragedia è colma di "poesia", dove il dolore viene trasfigurato dall'armonia delle immagini.
L'uscita dalla guerra è nella Gioia, immortalata da Steve McCurry in scenari di allegria, intensità di colori, vita che scorre e fluisce. Il quotidiano riemerge dalla polvere della guerra, la normalità come un lampo nei gesti di una mano, nell'immediatezza di sorriso.
La quinta sezione, dedicata all'Infanzia, riporta lo spettatore a riflettere su uno dei temi più drammatici della storia dell'umanità: lo sfruttamento dei bambini e la piaga dei bambini-soldato. Le sue fotografie sono capaci di far convivere lo stupore con la paura, la solitudine con la necessità di assumere un comportamento adulto.
La mostra si conclude con la sezione dedicata alla Bellezza, nella quale si incontrano tre ritratti di giovani ragazze, tra cui il celebre scatto della bambina afgana dagli occhi verdi, diventata ormai un'icona dell'opera di McCurry e della fotografia contemporanea.
Ad arricchire il percorso un ulteriore sezione dedicata ai "cortometraggi" dove sequenza ininterrotte di fotografie compongono narrazioni di vita e di umanità."